Sondaggio-choc per il Pd: l’anti Formigoni non c’è

Contro Formigoni la battaglia è persa in partenza. Non a caso a sinistra è difficile trovare qualcuno che abbia voglia di combatterla, anche solo per sfruttare la notorietà dell’avversario per farsi un po’ di fama. Il presidente della Regione in carica straccia Pietro Ichino, Savino Pezzotta e anche Filippo Penati, con percentuali dal raddoppio in su. E si tratta di candidati tra i più blasonati che il Pd possa mettere in campo, anche in caso di alleanza elettorale con l’Udc.
La prima gara persa è la notorietà. Roberto Formigoni è conosciuto dal 97 per cento dei lombardi, i potenziali avversari molto meno. Filippo Penati, il più noto, è conosciuto dal 66 per cento, forse più grazie alla recente campagna elettorale per le provinciali (dalla quale è uscito sconfitto) che per l’attuale ruolo di coordinatore nazionale della mozione Bersani. Savino Pezzotta, nonostante anni di sindacato e il ruolo di ex segretario della Cisl, è ignoto a quasi la metà del campione (lo conosce il 49 per cento dei lombardi). Pietro Ichino, politico, giuslavorista e giornalista, è conosciuto solo dal 23 per cento.
E poi c’è il testa a testa. Con Ichino finisce quaranta a quattordici, con Pezzotta quaranta a diciassette, con Penati quarantadue a ventuno. È vero che l’ex presidente della Provincia raccoglie qualche consenso in più degli altri possibili concorrenti al Pirellone, ma la sua presenza fa salire anche le quotazioni dell’avversario Formigoni. Le cose cambiano un po’ (ma non troppo) tra coloro che conoscono entrambi i candidati: in quel caso finisce 37 a 34 con Ichino (evidentemente i pochi che lo conoscono lo apprezzano anche), 42 a 27 con Pezzotta e 41 a 28 con Penati. Mentre Formigoni è conosciutissimo in tutti gli schieramenti, gli altri sono più noti tra gli elettori o le aree di riferimento.
«Il primo dato che colpisce è la grande affluenza prevista, segno che le regionali sono elezioni molto sentite tra i lombardi» commenta Elisabetta Brambilla, responsabile del sondaggio Demoskopea. L’87 per cento degli intervistati pensa che andrà a votare (sicuramente il 72 per cento, probabilmente il 15) e solo il 9 per cento risponde di no. Insomma, si può prevedere una partecipazione di massa e questo è un segnale dell’importanza che i cittadini lombardi danno al ruolo della Regione.
«Un altro elemento da segnalare il fatto che gli intervistati non hanno spontaneamente idea di chi possa essere il candidato del centrosinistra. Soltanto pochi intervistati fanno il nome di Filippo Penati, qualcuno di Dario Franceschini e qualcuno di Pierluigi Bersani» aggiunge Brambilla. Un disorientamento che riguarda tutti gli intervistati, siano essi elettori di centrodestra o di centrosinistra.
C’è poi una percentuale consistente di lombardi che non indica chi voterà. «È normale, si tratta di una quota fisiologica, sia perché le elezioni regionali sono ancora lontane sia perché gli altri candidati non sono conosciuti. Al momento l’unico veramente noto è Roberto Formigoni» aggiunge la responsabile Demoskopea. Tra coloro che esprimono una preferenza (ovvero il 63 per cento degli intervistati), conclude la Brambilla, la differenza tra i due candidati è ancora più marcata: «Circa il 67 per cento di chi si pronuncia sceglie Formigoni e il 33 per cento preferisce Penati».
Qualche dato sulla metodologia.

Il sondaggio è stato realizzato con cinquecento interviste telefoniche utili (metodologia Cati), realizzate il 7 ottobre 2009 nelle ore serali tra la popolazione adulta della Lombardia. Si è proceduto con una stratificazione del campione per sesso, età e province.

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