«La Sonnambula», torna il bel canto

A dirigere sarà Bruno Campanella, navigata bacchetta nel repertorio italiano

Pietro Acquafredda

Non così numerose, come desidereremmo, le presenze di «Sonnambula» di Bellini sui nostri palcoscenici, e senza una ragione, se non quella della cronica distrazione dal nostro grande patrimonio belcantistico - croce ma anche delizia dei grandi cantanti - a vantaggio del teatro d’Oltralpe: Britten rappresenta l’ultima dilagante moda!
Benvenuta sia perciò «Sonnambula» all’Opera di Roma, come titolo conclusivo della stagione 2005; mentre la prossima, già ampiamemte anticipata dagli organi di stampa, non promette significativi cambiamenti di rotta. Sono annunciati: «Don Giovanni», «Tristano», «Rigoletto», «Maria Stuarda», «Turco in Italia» e «Sakuntala di Alfano», frutto esotico in una stagione dal gusto amaro.
Da molti anni a questa parte non ricordiamo spettacoli memorabili del capolavoro belliniano, all’infuori di due. Uno lontanissimo, naïf, ingenuo, onirico, sul palcoscenico del Nuovo, a Spoleto, firmato da Pierluigi Samaritani, protagonista esordiente Lucia Aliberti; l’altro recentissimo, al Comunale di Firenze, protagonista dolcissima e assai convincente Eva Mei, regia di Federico Tiezzi, scene di Bisleri, spettacolo «minimalista» di wilsoniana eleganza, sposata ad avanzata tecnologia.
Che ne sarà a Roma di Sonnambula? Il direttore ingaggiato è una garanzia: si chiama Bruno Campanella, è bacchetta navigata nel belcantismo italiano, un repertorio per il quale è stato invitato in tutti i più grandi teatri del mondo, Scala, Covent Garden e Metropolitan compresi, eccetto che a Roma, dove ora debutta. Ritardo e distrazioni a parte, benvenuto maestro Campanella. La regia è del giovane Pier Francesco Maestrini che promette di non voler esagerare e anzi di rispettare i canoni dell’opera belliniana. Nel ruolo del titolo, Amina, affetta da sonnambulismo, in un primo momento figurava Stefania Bonfadelli, al suo posto nella definitiva locandina vi compare Cinzia Forte, sulla cui riuscita attendiamo l’esito del debutto. Dmitry Korchak è Elvino, possidente e suo promesso sposo; l’invidiosa della storia è Lisa, interpretata da Daniela Schillaci, il saggio signore che metterà a posto ogni cosa è Vincenzo Capuano, al quale toccherà perfino di benedire le nozze di Amina ed Elvino.
Sulle difficoltà della Sonnambula, troppo semplice all’apparenza per non destare sospetti, così si esprimeva il celebre direttore italiano, Gianandrea Gavazzeni: «Il direttore operistico sa che La sonnambula è una delle opere più difficili e più pericolose per i direttori d’orchestra, perché è di una tale levità… Bellini non aiuta il cantante: il sottofondo orchestrale esilissimo lascia senza aiuto quel disgraziato che ha a che fare con i problemi dell’intonazione» e dell’espressione.

Uno come Carmelo Bene che, intendendosi di teatro e di canto, aveva compreso a fondo il senso della drammaturgia belliniana interamente giocata sul canto, dichiarò che avrebbe pagato «per un posto d’ascolto, al buio, in Bellini», preferendolo a qualunque visione, anche del miglior spettacolo possibile.
Teatro dell’Opera di Roma. «La sonnambula» di Vincenzo Bellini. Da oggi a mercoledì 30. Biglietti da 17 a 130 euro.

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