Sono 14 i palazzi occupati dagli autonomi in città: ecco la mappa

Quattordici stabili espropriati. Tanti sono i palazzi che i compagni dei centri sociali hanno sottratto al Comune, o alla proprietà pubblica in generale, o ancora a privati. Alcuni senz’altro abbienti. Altri no, come dimostra il caso (già raccontato in passato dal Giornale) di via Dei Transiti dove un gruppetto di autonomi ha espropriato l’appartamento che una famiglia normalissima aveva acquistato con i risparmi di una vita di lavoro.

Sì perché il paradosso di tutta la vicenda dei centri sociali è che l’attività di occupazione, giustificata da sempre più remote ragioni ideologiche - la «giustizia sociale» in certi casi, la disponibilità di «spazi sociali» in altre - in realtà a Milano si va concretizzando nel suo opposto: palazzi e immobili che potrebbero avere una pubblica utilità sono in realtà sottratti alla fruizione dei cittadini per essere usati da pochi prepotenti. Una minoranza «protetta» a cui molto è concesso che si muove nella più completa inosservanza dei principi del diriroo di proprietà. Che valgono per tutti ma non per loro.

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