«Bisogna acchiapparli e fare la pelle a tutti, sono assassini, sono già schedati e conosciuti dalla polizia, sono ubriachi e drogati». Ci sono momenti in cui la rabbia è difficile da tenere a bada, in cui esplode e con la sua forza dirompente travalica la continenza della diplomazia. Così le parole di Umberto Giuliani, 80 anni, nonno di Alessio, il ragazzo ucciso lo scorso 22 maggio assieme alla fidanzata Flaminia in quello stesso maledetto incrocio, non sono altro che lo specchio dello stato danimo di chi sta rivivendo un incubo. Di chi pensava che, magari, la propria tragedia familiare sarebbe servita da esempio, che il sangue versato per strada avrebbe fatto finalmente la differenza. Ma che, invece, deve arrendersi di fronte allevidenza: nulla è cambiato. Loro, quelli che la legge lhanno violata e avrebbero dovuto pagare il prezzo dei loro errori, sono ancora liberi di scorrazzare fuori controllo nella notte di Roma: «Penso sempre a mio nipote, vado al cimitero tutte le settimane - qui è la forza del ricordo a prendere il sopravvento - il primo pensiero avuto oggi appena ho saputo quanto era successo è stato alla giustizia. Persone del genere devono pagare, per quello che fanno ci vuole la certezza della pena. Sono degli incoscienti».
Due tragedie così vicine, quella dei fidanzatini e quella dellaltra notte, che sembrano legate da un filo rosso tesissimo. Impossibile non trovare i punti di contatto, impossibile che chi ha sofferto fino a poco tempo fa, e ancora privatamente continua a fare, non si senta chiamato in causa. Inchiodato di fronte alleterno ritorno delluguale, di fronte a quel destino che sa essere così beffardo da sentirsi libero di infierire ancora. «Non so se sarò ai funerali del ragazzo morto, sarebbe rinnovare un dolore», dice con un groppo in gola Angela, la mamma di Alessio Giuliani. La donna sta tornando a casa, su via Salaria, poco lontano dal luogo delle tragedie. Porta a spasso il cagnolino del suo Alessio e di Flaminia, laltra ragazza rimasta uccisa il 22 maggio. Latmosfera è tranquilla, ma è flebile apparenza. Anche le parole di Angela sono dardi verso lo stesso bersaglio: «Bisognerà che i responsabili paghino in maniera adeguata».
Da casa Giuliani allincrocio della morte si arriva a piedi in un baleno. Dando le spalle al luogo dello scontro, residenti e commercianti puntano il dito contro gli automobilisti che non rispettano i semafori, raccontano la paura che respirano quando attraversano la strada per prendere un caffè al bar allangolo, ma poi ammettono levidenza.
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