«Sono il Cirino Pomicino dello spettacolo»

«Sono single da un anno e vivo a Mariano Comense in una specie di comune: 75 metri quadri in affitto che divido con un numero imprecisato di amici, minimo quattro, massimo quanti ce ne stanno. Alla terza volta che ci porto una donna, lei si scoccia perché non c’è intimità. Adesso sto pensando di cercarmi una casa da solo. Per condividere la vita prima con me stesso, poi con una donna quando ci sarà». Sono le confessioni a tutto campo di Francesco Facchinetti al settimanale Vanity Fair, che gli dedica la copertina del numero in edicola da oggi.
Di Facchinetti si dice anche che sia l’uomo segreto di Roberta Armani, la nipote prediletta di zio Giorgio, ma tutti e due negano. «Roberta è una carissima amica, forse l’unica amica donna che abbia mai avuto», rivela. Quanto al suo rapporto con le donne, dice: «Sono un cultore del genere: sono cresciuto con mia madre e so quanto le donne siano preziose. Sono tutte opere d’arte, hanno tutte qualcosa di cui innamorarsi». Democristiano! «Sì, sono Cirino Pomicino. Lo penso davvero! Mi piacciono le donne e mi piace il sesso».
In Quello che non ti aspetti, il suo romanzo-autobiografia, dice di aver fatto l’amore per la prima volta a undici anni. «Sì. Oddio, fare sesso è un’altra cosa. È che se prendi un maschio e una femmina e li metti nudi uno sopra l’altro, a un certo punto si incastrano. Noi abbiamo cercato di incastrarci, come avevo visto sui giornaletti porno. Poi sono migliorato! Quando vedo una donna che mi piace me la immagino subito mentre facciamo l’amore». Ma con quante donne ha fatto l’amore Francesco Facchinetti? «Non lo so, non le ho contate come Cassano. Alcune sono state cose istantanee: ho lavorato tanto all’Hollywood di Milano e lì bastava uno sguardo, un certo modo di muoversi e si finiva a letto». È un amante appassionato? «Tanto». E poi? «Mi piace la lingerie, e sperimentare». Tipo? «Posti strani, atmosfera. E amo le storie clandestine. Non si sa quando e dove ci si vedrà». Mai pagata una donna? «No, questo va oltre il mio orizzonte trasgressivo. La mia fantasia più estrema è farlo con dieci donne». Realizzata? «No, dieci no». Quante allora? «Tre». Il cognome aiuta in certe cose? «Non ci faccio caso: fin da bambino sono “il figlio di quello famoso”. Sono sgamato: è il segreto della mia serenità».
Merito dei quasi 30 anni? «Merito di mia madre, che mi ha lasciato libero di sperimentare. Da bambino passavo i pomeriggi coi matti del centro di Bergamo, poi sono stato un punk catechista e un ciellino che andava al laboratorio anarchico. Ma ho anche visto, da Fratel Ettore, che cosa ti fa l’Aids e come puoi diventare per un acido sbagliato. Sono un bravo ragazzo perché ho fatto le cazzate.

Mia madre mi ha lasciato libero di sbattere la testa contro i muri giusti, non quelli contro cui te la spacchi irrimediabilmente, ma quelli che se ci vai addosso ti esce il sangue. Inutile tenere i figli chiusi in casa, perché quando escono non sanno come affrontare la realtà. E la realtà, è che a 13 anni i ragazzini pippano e che con cinque euro in discoteca, ti compri una pastiglia».

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