«Sono un estremista musicale, politico e spirituale»

Magrolino, cappelluccio calato in testa, scarpe Nike appena comprate a Parigi «perché stanotte mi piacerebbe fare skateboard in piazza del Duomo». Non ha il physique du rôle della rockstar Ben Harper, eppure il suo suono per nulla commerciale e intriso di blues è penetrato goccia a goccia nel sentire comune ed è diventato un classico. Così giovedì Harper ha presentato a Milano Give Till it’s Gone, disco intimista e potente, con la collaborazione di Ringo Starr e Jackson Browne, e ha tenuto un concerto per i fan che avevano acquistato l’album alla Fnac. Avrebbe dovuto suonare fino alle 20.30 e andarsene, ma a mezzanotte era ancora lì a firmare autografi.
Cos’è il successo per una star?
«Da giovane pensi che il successo ti sia dovuto, poi impari a sudartelo. Sono uno zingaro della musica. Il successo non mi cambierà mai, perché è la naturale e umana ambizione di non fallire, di trovare una strada. Oggi c’è Ringo Starr al mio fianco, se agli esordi mi avessero detto che un giorno Ringo avrebbe suonato con me, avrei scommesso un milione di dollari sul no».
Ringo è uno dei suoi eroi. Gli altri quali sono?
«Amo Ringo perché ha inventato la batteria rock e vive il passato con grande responsabilità, è di una disponibilità incredibile. Altri idoli sono Paul Simon, Van Morrison, Toots & The Maytals, Chuck D».
A Roma e Milano è in cartellone con Robert Plant: canterete insieme?
«Sarebbe un sogno, ma non abbiamo ancora parlato. Per ora ognuno farà il suo spettacolo. Non importa quanto successo io abbia, non sono così arrogante da pensare di cantare col leader della più grande r’n’r band».
Ma lei è abituato alle collaborazioni importanti.
«Giuro di non averne mai pianificata una, altrimenti si perde lo spirito creativo. Un giorno mi ha telefonato Solomon Burke e mi ha chiesto di collaborare con lui; e così John Lee Hooker, Sheryl Crowe, Jovanotti, tutto nasce spontaneamente».
Stasera salirà sul palco di Jovanotti: cosa vi lega?
«La voglia di essere originali e l’entusiasmo».
Conosce la musica italiana?
«Molto poco, ma Jovanotti m’ha fatto scoprire Luigi Tenco che considero il Bob Dylan italiano».
Nel primo brano del cd canta «vorrei cambiare ma non so come».
«Sono curioso e ambizioso, quindi ogni giorno voglio essere migliore di ieri attraverso l’autoscoperta e l’autorealizzazione».
Un altro pezzo s’intitola «Il r’n’r è libero», cosa intende?
«Il rock è libertà espressiva e al tempo stesso è libero di girare, di essere copiato e quindi di rendere libera altra gente».
Scaricare canzoni da Internet aiuta o danneggia un mercato già in crisi?
«Scaricare canzoni senza pagare è surreale; ciò non accade coi libri. Già una canzone sul web vale un dollaro, e con un dollaro non comperi neppure una confezione di Mars. Non vorrei che passasse il messaggio che il rock vale poco».
Da americano cosa pensa della politica estera; cambiano i presidenti ma le guerre continuano.
«Bombardare la gente è uno sporco lavoro ma il Presidente è un ruolo delicato. Obama ha portato un po’ di freschezza nelle istituzioni e si sente un lento cambiamento. Fatemi presidente per un giorno e vedrete cosa combino, perché sono un estremista politico, spirituale e musicale.

Sono un pacifista armato che odia la guerra».
Non è una contraddizione?
«Chi non è contraddittorio? A volte mi sembra di essere due persone, ma mi basta mettere un paio di occhiali da sole per non sentirmi disconnesso fra me e me».

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