La vittoria dei ragazzi del volley non ci ha fatto andare di traverso il caffè. Lo speravamo sul Giornale di ieri e di questo siamo loro grati: il 3-2 alla Polonia magari ci ha creato problemi con la brioche che andava su e giù, però alla fine ce labbiamo fatta. E così siamo grati anche alla squadra di Anastasi di aver dimostrato per lennesima volta che i miracoli sportivi, almeno in Italia, esistono. Sono loro i fenomeni della nostra Olimpiade, così come lo sono i poveri ma belli (avete visto Russo?) del pugilato che - comunque vada - tre medaglie tre le porteranno a casa.
Insomma: la risposta alla domanda di ieri è che sì, nonostante tutto stiamo vincendo. Ma quello che ora preme di più è sapere le risposte di domani, in vista dei prossimi quattro anni di sudore e fatica. Perché ora ci mettiamo con gioia al collo le medaglie azzurre e al ritorno della truppa da Pechino siamo pronti a celebrare i nostri eroi come meritano, con tanto di fanfare e di visita al Presidente della Repubblica. Però poi, al sciogliete le righe, tutto tornerà come prima, con pochi privilegiati che si saranno guadagnati la fortuna di allenarsi in strutture adeguate e il resto dellItalia sportiva che arranca, fin dallinfanzia. Diciamolo chiaro allora: in questo campo il Paese è spaccato in due, tra la passione che avvampa in tutti noi e il disinteresse per ciò che non sia strettamente calcistico. E questo però non deve per forza buttare la croce addosso al pallone, che fa i suoi errori (e li abbiamo sottolineati in rosso e in blu), ma che non può essere sottratto alla passione che suscita.
E quindi? In un Paese sportivamente sviluppato ci dovrebbe essere spazio per tutti, dal tiro con larco alla ginnastica con le clavette, anche dal punto di vista economico. Lo sport è vita e le istituzioni - Coni e federazioni comprese - dovrebbero prendersi carico del problema: ce ne sono di più gravi, certo, ma questo non è meno grave di tanti altri. Senza considerare il giro daffari che ogni grande atleta e che ogni grande successo azzurro suscita. E dunque investendo oggi si potrebbe avere un ritorno domani, anche in termini di medaglie olimpiche.
In pratica: è un problema politico, sicuro, ma anche un problema di cultura, perché in realtà non dovrebbero esserci sportivi di serie A e di serie B. Che però ci sono e che siamo noi a creare. Ad esempio noi giornali, scrive il lettore Marco Pietrogiacomi che ci ha invitato a dare più spazio agli sport minori e meno al calcio: «Sareste il primo giornale italiano che tratterebbe il calcio in maniera più ridotta - dice - e gli altri sport avrebbero la visibilità che meritano».
La risposta è troppo facile, e quindi per il momento largo ai ragazzi del volley e a quelli dei pugni, sapendo che lArmata Brancaleone ha meritato la sua rivincita ma che poi tornerà nel cassetto. Con la certezza purtroppo che tra 4 anni si ripresenterà compatta a compiere la solita impresa. Salvo miracoli, sintende.
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