Roma«Sono fiera d'essere la signora Civetta», proclama Asia Argento, dopo aver salutato in inglese, misto italiano («I will back, capito?») il marito Michele, regista cresciuto a New York, sposato il quale, quest'estate, è arrivata la felicità domestica, agognata in silenzio dall'ex irrequieta e un nuovo figlio, il piccolo Nicola che, a otto mesi, mette i dentini. «Sono un po provata: il piccolo si sveglia alle cinque e anche se con mio marito ci alterniamo, la stanchezza si fa sentire comunque», confessa l'attrice, in procinto di partire per il Festival di Cannes (dal 13 al 14 maggio), dove siede in giuria insieme a Isabelle Huppert. È un'Asia nuova, decisamente più bella, perché più serena, quella che ci si presenta, al mattino presto, mentre la giornata è da imbastire e lei, decisa e calma, calcola le poppate, in vista dello svezzamento. Dagli occhi è andata via l'ansia dell'estremo, quella febbre consumante dei tempi trasgressivi, svanita dietro ai pannolini, la fede al dito, la casa nuova sulla Cassia da mandare avanti, il Parco Papacci dove porta i figli (la primogenita Anna-Lou, figlia sua e di Morgan, ha otto anni). La ragazza Argento, figlia del re dell'horror, ha trovato la sua dimensione, mandando nel dimenticatoio certi atteggiamenti autodistruttivi e diventando ciò che è: una borghese genialoide, che ama la sua famiglia e un'artista, che appena smonta il latte, torna alla regia.
Asia, quali sentimenti, in vista di Cannes?
«È una bella responsabilità! Vado con trepidazione, ma a mente fresca, senza aver visto molti film, ultimamente. E ciò è bene. In concorso ci sono opere di registi, che stimo: cerco di tenermi aggiornata. Dopo un anno di relativa calma, arriva un lavoro frenetico. Se porti il tuo film, fai una montée des marches e un'intervista. Stavolta, invece, devo osservare varie regole: non solo vedere i film in concorso, ma partecipare almeno a due prime».
Sulla Croisette, comunque, è di casa
«L'anno scorso non potei andare, perché ero incinta. Due anni fa avevo tre film, di cui due in concorso (Une vieille maitresse di Catherine Breillat, Boarding Gate di Olivier Assayas e la copia restaurata di Suspiria, del padre Dario, ndr) e... me la sono guadagnata. Stavolta temo la sovraesposizione. I vestiti, l'apparire... E a me, che sono sparita nel mio nido protetto, questo spaventa».
Ma come? La maternità, in genere, rafforza le donne. Che è un red carpet, di fronte a un bebè da svezzare?
«È che ho acquisito una fragilità maggiore. Ci sono emozioni, come quella di allattare il tuo piccolo, che ti entrano nel corpo. Comunque, a Cannes ce lo portiamo, il bambino».
Il nuovo bambino ha aggiunto una sensibilità nuova, dunque?
«Sono sempre stata attenta all'infanzia. Preservare l'innocenza dell'infanzia è un tema che ricorre anche nei miei film. Ma adesso, ogni volta che vedo un bambino per strada, sono tutt'occhi. Ho delle pene, che non avrei, se non fossi madre. Temo l'influenza suina. Nicola, ovvio, non va a scuola, ma Anna-Lou sì».
Anche esteriormente si nota un cambiamento. O no?
«Mai stata una fan della mia bellezza. Però, l'altro giorno ho ritrovato una foto di qualche anno fa... Sembravo più vecchia di dieci anni... Sono cresciuta nello showbiz, sotto gli occhi dei media. Ho conosciuto lo choc del successo a diciassette anni appena: era tutto esagerato».
Adesso, invece, è tutto più normale?
«Michele mi ha dato molta calma: lui è un tipo veramente tranquillo e sicuro. Per la prima volta, in vita mia, provo il gusto della felicità domestica: è il più grande dono che si possa avere nella vita. È come in Anna Karenina, dove scorrono due universi paralleli, uno quieto e interiore, uno tormentato».
Pensare che fino a poco tempo fa la sua immagine trasgressiva faceva a pugni con la sola idea d'una vita coniugale...
«Ma il matrimonio è venuto naturale come l'acqua che scorre. Io e Michele eravamo amici, ci conoscevamo da tempo. Ci siamo incontrati per caso, due anni fa, liberi entrambi. Sono fiera d'essere la signora Civetta: Michele è intelligente e ha un cuore enorme: non pensavo esistesse una persona così e che potesse amarmi».
Un marito. Un figlio.
«Mi piacerebbe fare un ruolo allegro, non disperato, o aggressivo, come ne facevo prima. Mi piacerebbe un film "normale" e comprensibile. Per ora, sto scrivendo un film dalla struttura narrativa cervellotica, su un tema universale, tratto da un romanzo non italiano. Mi riservo pure una parte minore».
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