«Sono offesa, chieda scusa o lo querelo»

da Roma

«Ma quale tradizione siculo-pakistana? Il ministro Amato, gentilmente, chieda scusa a tutti, e ai siciliani in particolare». In caso contrario? «Sono pronta a querelarlo». Stefania Prestigiacomo, parlamentare di Forza Italia, ex ministro delle Pari Opportunità e siciliana doc, parte all’attacco del ministro dell’Interno per le sue dichiarazioni sulla presunta tradizione siciliana di picchiare le donne: «Sono parole gravissime e inaccettabili».
Onorevole, a cosa o a quale fatto pensa il ministro facesse riferimento parlando di “tradizione”?
«Be’, proprio non si capisce. Vorrei sapere a quale libro di storia il responsabile del Viminale abbia attinto per costruirsi una tale fantastoria. Ci citi, per favore, le sue fonti, almeno così le sappiamo anche noi».
Lei si sente chiamata in causa come donna parlamentare o come siciliana?
«Entrambe. Ho sempre grande rispetto nei confronti di un ministro della Repubblica. Ma davanti a tali assurdità io mi sento offesa».
L’ha chiamata qualcuno dalla sua regione per protestare?
«In tanti. Ovvio che le prime reazioni alle parole di Amato siano arrivate dalla Sicilia, dai siciliani. Ma, poi, il dissenso si è allargato a macchia d’olio, da nord a sud. E questo anche nell’Aula della Camera. Abbiamo chiesto in tanti al ministro di venire a chiedere scusa pubblicamente poiché ha recato offese gravissime alla storia e alla cultura di un popolo. Finora non abbiamo avuto alcuna risposta».
Tra l’altro, come ricorda il governatore della Sicilia, Totò Cuffaro, il ministro Amato pare abbia origini siciliane.
«Non ne sono sicura. Se così fosse, quello che ha detto risulterebbe ancora più grave. Ma tutto ciò non mi sorprende. Siamo davanti all’ennesimo attacco del governo nei confronti del popolo siciliano... ».
Cosa intende dire?
«Voglio dire che i siciliani sembrano essere un popolo più “generoso” nei confronti del centrodestra, bocciando su più fronti le posizioni della sinistra. È noto. Per questo, forse, la Sicilia paga uno scotto, rimanendo, spesso, sotto la mira dell’attuale governo».
Ha in mente qualche vicenda in particolare?
«Una su tutti: il cambiamento di rotta di questa maggioranza rispetto al ponte sullo stretto. Un fatto gravissimo. Ma non solo. Dal governo Prodi sono arrivati attacchi alla Sicilia, oltre che sul fronte delle opere pubbliche, anche sulla sanità, sui fondi per il Mezzogiorno. Per non parlare poi dell’attenzione pari a zero data dall’ultima Finanziaria alla mia regione. Insomma, si continua a punire questa terra in modo del tutto ritorsivo».
Tornando alle parole di Amato, nella maggioranza dicono che era solo una battuta...
«Non credo proprio. Un convegno su “Islam e integrazione” non mi sembra il contesto giusto per fare una battuta del genere. Si trattava di un incontro molto serio e una battuta come quella di Amato sarebbe stata assolutamente fuori luogo. Comunque, vogliamo ammettere che si tratti di una battuta, o forse è meglio dire di una gaffe, del ministro? Bene. Allora rinnovi la sua stima verso i siciliani. Chieda scusa. Così si chiude l’incidente. Ma ripeto: finora, nonostante le numerose sollecitazioni, dal Viminale c’è solo silenzio».


E se il silenzio dovesse continuare?
«Lo querelo».
Anche se si tratta di un ministro della Repubblica?
«Sì. Sa quante avvocatesse siciliane sono già pronte a scrivere il testo della denuncia contro il ministro Amato?».

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