«Sono orgoglioso di non essere uno di quelli»

MilanoMa quale celebrazione di un campione? Ma quale ultimo saluto del Meazza a Maldini? Ripiegate gli striscioni, la festa è rovinata.
Il giorno dell’ultimo tributo di San Siro al suo numero 3 diventa il giorno della contestazione della curva rossonera al capitano e alla società, e - con ogni probabilità - pure l’ultima passerella al Meazza di Ancelotti sulla panchina rossonera. Una delle pagine più tristi di questo Milan d’inizio millennio. Non tanto per il risultato sul campo, quanto per l’aria pesante che aleggiava su San Siro.
Doveva essere la festa del capitano, l’ultimo abbraccio con la sua seconda casa per 25 anni, è invece è diventato il pretesto per un attacco diretto della curva milanista. L’ultima occasione per celebrare uno dei più forti difensori della storia, sfruttata ad arte dalla «curva sud» per cancellare vecchie ruggini e antichi dissapori. Prima gli striscioni, «Grazie Capitano: sul campo campione infinito, ma hai mancato di rispetto a chi ti ha arricchito» e «Per i tuoi 25 anni di gloriosa carriera sentiti ringraziamenti, da coloro che hai definito mercenari e pezzenti», poi quel coro «c’è solo un capitano» durante il giro d’onore di Maldini mentre la curva srotolava il mega striscione dedicato a Franco Baresi. «Sono orgoglioso di non essere uno di loro», la reazione del capitano. «Una goccia d’acqua in un oceano di passione», le parole con cui lo stesso Ancelotti ha stigmatizzato le proteste.
Doveva essere la partita salva-stagione, quella che avrebbe aperto le porte della Champions League al Milan: e invece è diventata l’ultima volta di Ancelotti a San Siro. La rottura con Berlusconi era già esplosa un paio di settimane fa, quando il premier aveva sussurrato a un gruppo di tifosi milanisti a Sharm El Sheik tutto il disappunto nei confronti del tecnico; è diventata ufficiale ieri pomeriggio, all’arrivo allo stadio del numero uno rossonero. Il veloce dialogo tra Berlusconi e un cronista televisivo è stato lapidario: «Maldini? Peccato che sia la sua ultima partita a San Siro». E Ancelotti? «Altrettanto», le parole con cui il premier ha definitivamente - o quasi - chiuso ogni rapporto con il tecnico di Reggiolo. Poi il premier ha visto - scuro in volto - il suo Milan perdere dalla Roma, si è trattenuto a lungo negli spogliatoi con la squadra (dove avrebbe chiesto lumi sulla sostituzione di Pato e lo scarso impiego di Ronaldinho, mentre Galliani cercava di alzare il morale della truppa facendo leva sul fatto che a Firenze il Milan può contare su 2 risultati su 3) e ha lasciato - altrettanto scuro in volto - San Siro senza rilasciare alcun commento.
E per Ancelotti, dribblare le domande dei cronisti, diventa ogni giorno che passa sempre più difficile. «Non è detto che questa sia stata la mia ultima volta a San Siro». «Oggi non c’è motivo di parlare del futuro». «Tutti i discorsi dopo Firenze». «Berlusconi è entrato negli spogliatoi, ma non so cosa abbia detto». «Io non dovevo fare nessuna uscita di scena».

Ecco il campionario di frasi pre-stampate del tecnico nel tentativo di ergersi a protezione sua e della squadra, ora che lo spauracchio quarto posto e l’incubo Fiorentina stanno diventando realtà: «Andremo a Firenze con un piccolo vantaggio, possiamo contare su 2 risultati su 3 - spiega il tecnico -. È stata una stagione difficile e travagliata ma, nonostante la partita di oggi, meritiamo la Champions».

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