"Sono rimasto a casa (purtroppo) ma spero di festeggiare ancora"

Intervista a Ernesto Pellegrini, presidente dello scudetto dei record e la vittoria in Coppa Uefa. "Era un'altra Inter, ma oggi può sorprendere"

"Sono rimasto a casa (purtroppo) ma spero di festeggiare ancora"
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Ernesto Pellegrini è stato presidente dell'Inter dal 1984 al 1995. Ora nella «Hall of Fame», portò la squadra a vincere in Europa, una Coppa Uefa, dopo 26 anni di digiuno.

Era stato invitato a Istanbul.

«Purtroppo non sono potuto andare perché ho qualche problema personale e preferisco stare qui, calmo, e vederla in tv. Certo mi dispiace, ero presente a Madrid e l'Inter ha vinto, speriamo che vinca anche questa volta. Tanto io non gioco e non posso influire sul risultato, diciamo così...»

Ha riti scaramantici?

«Nessuno».

Interista da quando?

«Da sempre, anzi dall'età di 14 anni, quando vidi una Inter-Juventus a San Siro che valeva uno scudetto. Da allora ho sempre tifato, poi nell'84 ho iniziato la mia avventura come presidente e prima ancora come consigliere e vicepresidente già dal '79 in avanti, insomma è una vita. Oggi per chi tifa Inter è una gioia, una soddisfazione enorme. Certo è una partita difficile, non ci sono dubbi. L'Inter non è favorita. Il Manchester è considerata una squadra di un altro pianeta, pur tuttavia sono fiducioso perchè ho visto i nostri molto bene in questi ultimi mesi sia dal punto di vista fisico che da quello mentale. Potremmo essere una vera sorpresa».

Chi schiererebbe in campo?

«Ci penserà l'allenatore. Per fortuna è bravissimo, positivo, e nelle partite secche, quelle dove o vinci o perdi anche fortunato. Quindi confido anche in questo...»

Rispetto alla «sua» Inter che differenze vede?

«Una squadra un po' diversa... Intanto la mia Inter aveva solo 3 stranieri perché all'epoca potevano giocare solo tre».

Era meglio o peggio?

«Tre magari no, ma forse 5 sarebbe il numero perfetto. Una squadra composta da tutti stranieri non è un bel vedere, non è una bella soddisfazione per chi è nato interista, però ormai è così... prima era un altro calcio, Rummenigge, Matthäus, Brehme. Comunque io spero di festeggiare anche questa vittoria perché il 16 giugno faremo una serata con 400 persone a cena e il concerto di Gianna Nannini per il 58º anniversario della Fondazione Pellegrini».

La vittoria più bella?

«Lo scudetto dei Record, nel 1989, l'Inter vinse con 58 punti. Una cavalcata meravigliosa. Quell'Inter doveva vincere di più, invece vinse solo uno scudetto, una Coppa Uefa ma dove giocavano le seconde, le terze e le quarte. Quindi la vittoria ha un sapore più forte. Poi la Uefa del '94 anche sofferta... in campionato non eravamo andati bene, adesso non ricordo, anzi, non voglio ricordare, invece nella Uefa siamo stati fortissimi e abbiamo festeggiato un grande traguardo».

Allenatori che ricorda in modo particolare?

«Trapattoni e Bagnoli, due milanesi, italiani e milanesi, uno della Bovisa, Bagnoli, e Trap appena fuori Milano».

Il calcio italiano secondo lei come sta?

«A parte la Nazionale che non è stata molto fortunata per il resto la Roma, l'Inter, la Fiorentina sono arrivate in finale. Insomma le squadre italiane si sono comportate molto bene in campo europeo. Non è che manchi molto. Deve riprendersi un po' la Nazionale di Mancini...»

Lei va sempre allo stadio. Cosa ne pensa di San Siro?

«Non deve essere abbattuto. È un monumento, troppi sono i ricordi dal dopoguerra a oggi. È bello come stadio, ci sono stati tanti sogni. Desidero che non venga abbattuto».

Con chi vedrà la partita?

«Con mio genero, tifoso interista accanito. E con mio nipote Guglielmo che ha 7 anni e mezzo.

Si presenta sempre con la maglia dell'Inter e agli amici racconta che da grande vuole fare il presidente dell'Inter come il mio amato nonno Ernesto. È nato il giorno della fondazione dell'Inter, il 9 marzo, che sia un segno del destino?».

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