Cultura e Spettacoli

«Sono stata Bond girl divento Vedova scalza»

La Murino, dopo 007, sarà protagonista del film tratto dal romanzo di Salvatore Niffoi. E lunedì al Valle di Roma ballerà e canterà in uno special

«Sono stata Bond girl divento Vedova scalza»

da Roma

È sarda dentro, nata per ostinarsi e tirar dritto. È bella fuori, affilata come un fuso, epperò morbida d’una morbidezza non indulgente, forse cupa, che solo alle mediterranee di sangue amaro appartiene. Per questo Caterina Murino, Bond girl cagliaritana classe 1977, con casa a Parigi (come la Bellucci), agente a Los Angeles e manager a New York, sarà una perfetta Mintonia Savuccu, la «femmina malasortata» uscita dall’implacabile penna di Salvatore Niffoi, un altro sardo pieno di talento, che vive a lavora a Orani, provincia di Nuoro, dove ha scritto il bestseller La vedova scalza, libro-fenomeno pubblicato da Adelphi l’anno scorso e tradotto in quasi tutti i paesi europei.
Intanto, al Teatro Valle di Roma, lunedì (grazie agli Artisti Riuniti) si avrà un assaggio di come l’attrice, più nota in Francia che da noi, ci servirà quest’arcaico personaggio barbaricino, nato sotto il segno della vendetta. Diretta da Ciro Ippolito, che sarà anche il regista cinematografico de La vedova scalza (nelle intenzioni, un film western ambientato nella Barbagia fra le due guerre e prodotto dalla Filmmaker), la Murino offrirà un gioco teatrale, a metà tra la zarzuela e la sceneggiata napoletana, ballando, cantando, leggendo brani dal testo adelphiano, sceneggiato ad hoc da Ciro Ippolito e da Franco Ferrini, con la consulenza di Niffoi.
«Sto leggendo di corsa La vedova scalza e tra un paio d’ore, a Milano, conoscerò l’autore», dice trafelata la nuova diva del cinema italiano, balzata agli onori della notorietà dopo aver baciato l’ultimo 007, Daniel Craig, e non senza aver sudato sette camicie, tra spot pubblicitari e concorsi (nel ’96 arrivò quarta a Miss Italia), teatro impegnato e tivù (prima letterina con Gerry Scotti, poi particine nelle fiction Orgoglio e Don Matteo), sfilate e cinema, anche d’autore (da Dino Risi, con Le ragazze di Miss Italia a Luis Sepulveda e a Josiane Balasko). «Mi colpiscono la fantasia e l’intelligenza di Mintonia, che parla una lingua inventata. Sono sarda fino al midollo: orgoglio e testardaggine m’hanno consentito di raccogliere i frutti di tanti sacrifici. Eppure, ne ho presi, di schiaffoni!», ricorda con ragionevole rabbia quest’attrice, di colpo voluta da tutti, proprio com’è successo a Scamarcio. «Quando sono partita da Cagliari, per fare la modella, dissi a mia madre Annamaria: “Mamma, provo ad andare su, a Milano. Ma se tra un mese non mi prendono come modella, tornerò“. Mia madre ebbe un crepacuore, mio padre Silvio non disse niente: i miei genitori sono fantastici. Non mi hanno mai ostacolata e mi spiace che, ora, per via dei tanti impegni di lavoro, non posso vederli quanto vorrei».
Dentro la bella statuina, si sappia, batte un cuore, retto da una capa veramente tosta. «Sì, fare la Bond-girl mi ha lanciata internazionalmente, ma sono strafelice di girare,a maggio, sotto il cielo della mia terra, perché la luce della Sardegna non si trova da nessuna parte». Strana, Caterina: è sardissima, ma parla aspirando e sospirando, da francofona pura. Oltre al francese, la star globalizzata parla inglese e spagnolo, ma è a Micheddu che pensa. «Soltanto una sarda come me può calarsi nel ruolo d’una donna, che adora il suo uomo, ma non gli perdona d’aver fatto un figlio a un’altra. Mentre in Sicilia è il maschio a lavare l’onta, in Sardegna vige il matriarcato e le donne sono determinate come Eleonora d’Arborea, la giudichessa che ci ha regalato la Carta de logu e che lottò, al posto del padre, contro gli Aragonesi. Pure quest’eroina, porterei sul grande schermo, avendola interpretata nel film di Claver Salizzato. Ma il produttore è fallito, nè troviamo chi ci finanzi la postproduzione: pertanto, lancio un appello!». Una vera regina di Sardegna.

Che, però, si sente a casa solo in Francia, «dove lo Stato pensa agli attori, anche quando non hanno lavoro, o sono malati».

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