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La sorella lo condanna a morte: «Non voglio donargli il midollo»

Dramma a Londra: Simon è malato di leucemia e può essere salvato solo da Helen che però rifiuta l’espianto: «La mia famiglia è più importante»

La sorella lo condanna a morte: «Non voglio donargli il midollo»

Helen Pretty non ne vuol più sapere. Suo fratello Simon sta morendo. Leucemia. Potrebbe essere salvato dal trapianto di midollo osseo. Sua sorella è compatibile, si era anche sottoposta al test. Poi ha cambiato idea: «Devo pensare alla mia famiglia».
Simon Pretty ha deciso di parlarne al mondo, ha convocato un giornalista del Liverpool Eco e ha raccontato una storia drammatica. Nell’autunno del 2004 gli venne riscontrata una forma gravissima di leucemia; Pretty, quarantaseienne, distinto manager di risorse umane, un fisico elegante, occhiali con la montatura leggera, ottimi studi al St. Helens College con due master, fu costretto ad abbandonare la sua ditta, la River Media di Liverpool. Precipitò la vita sua e di Jacqueline, la compagna che gli ha dato tre figli, Rebecca, che oggi ha otto anni, Jack di sei e Benjamin di tre. Al Christie Hospital di Manchester gli pronosticarono una prognosi lunga, tormentata, a causa dell’età avanzata per questo tipo di malattia. La fragilità del suo corpo avrebbe a fatica sopportato la prima fase di chemioterapia. Il trapianto di midollo avrebbe risolto il suo dramma.
Helen Pretty aveva capito di poter finalmente essere una sorella. Non era mai andata d’accordo con Simon, non si parlavano da anni, anche se i figli, Helen ne ha due, frequentavano e giocavano nello stesso asilo, quasi una forma di affetto a distanza, trasversale, silenzioso. Dunque Helen si era sottoposta al test della compatibilità genetica e Simon era tornato a sperare, aveva riscoperto una sorella, dopo averla anche aiutata negli studi universitari ma poi, forse, trascurata, evitata, dimenticata. C’erano le premesse per l’intervento, anche perchè Helen Pretty vive a Winslow, siamo nel Cheshire, a una decina di miglia, sedici chilometri dalla British Transplation Society, la casa di suo fratello è a Mobberley appena più in là. Il tempo trascorse lentamente, Helen ha una faccia da mela rubizza, i capelli lisci e di pece, ha incominciato a pensare, guardando il viso dei suoi pupi: «Ho famiglia, non posso». Così ha deciso di ritornare nel silenzio, si è chiamata fuori, Simon può anche morire ma lei non lo aiuterà a vivere. I medici del Christie hanno capito, il diritto di recedere era previsto, i cittadini britannici rispettano la scelta dell’individuo, quando riguarda la propria, esclusiva esistenza e Helen ha pensato che un giorno, forse, i suoi figli potrebbero avere anch’essi bisogno di un trapianto, ha pensato ai rischi, scarsi, dell’intervento, al pericolo dell’anestesia totale, non di più.
Jacqueline, l’altra donna di questa storia, si è sentita persa, alla deriva, furiosa è salita in auto puntando verso Winslow. Ha bussato alla porta, Helen ha appena socchiuso l’uscio: «Ma perchè? Perchè non vuoi aiutare tuo fratello? Lo sai che abbiamo trovato nella tasca del cappottino di Rebecca un biglietto? C’era scritto: non lasciate morire il mio papà. E tu che cosa fai?». «Non lo faccio, perchè ho famiglia, so che è triste ma è così» ha risposto Helen con una smorfia sciocca, un ghigno che ha sconvolto ancor di più Jacqueline. Un urlo, un graffio, la zuffa. Helen ha chiamato la polizia che ha arrestato Jacqueline, poi rilasciata senza che ne seguisse una azione legale. Ma l’avvocato di miss Helen ha spedito una lettera di avvertimento a Jacqueline, stia alla larga da Helen e dalla sua famiglia.
Simon, intanto, dava segni di miglioramento, leggeri ma significativi tanto che a novembre i medici del Christie decisero di dimetterlo. Un Natale di nuovo sereno, quasi, normale, quasi, comunque in famiglia, senza pensare troppo a quella baruffa tra donne. Poi, a febbraio, la ricaduta, Simon ha capito di non farcela, è tornato in clinica e i medici hanno provato a consultare il registro dei donatori, l’Anthony Nolan Trust. Una lista lunga ma nessuno compatibile con mister Pretty, il nome di Helen cancellato, l’angoscia di un orologio che gira al contrario, qualche mese di sofferenza, pochi giorni di speranza. Simon Pretty sta cercando un donatore, qualcuno tra i 18 e i 40 anni, di sana e robusta costituzione, c’è un numero verde di telefono al quale rivolgersi, 0901 8822234 in Inghilterra oppure, dall’Italia, rivolgersi all’Anthony Nolan Trust.
L’opinione pubblica inglese si è schierata a favore di Helen, rimproverando a Simon di aver reso pubblico il rifiuto della sorella, i loro difficili rapporti, il coinvolgimento di Rebecca, una bimba di otto anni e il suo straziante biglietto di aiuto per il padre. Che cosa ha fatto cambiare idea a Helen? L’amore per i figli, la rabbia antica di un affetto smarrito del fratello, la paura di un intervento chirurgico.
Helen Pretty non ne vuole parlare. La porta della sua casa a Winslow è chiusa.

Come la vita di Simon.

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