«Il sorpasso su Boldi-De Sica? Mi basta divertire il pubblico»

Parla l’attore-regista di «Ti amo in tutte le lingue del mondo» che nell’ultimo weekend ha conquistato il primo posto al botteghino superando «Natale a Miami», che rimane primo negli incassi totali

Massimo Bertarelli

Caro Leonardo Pieraccioni, lei è il nuovo Ciclone del cinema italiano?
«Infatti ho capito che il mio è il film di Natale che vuole arrivare a Pasqua e uscire dalle sale solo a Ferragosto».
Ti amo in tutte le lingue del mondo ha vinto l’ultimo weekend al botteghino. Ma lei ci tiene davvero a sorpassare Natale a Miami?
«Ma no. Dopo due mesi nessuno sa più chi ha vinto, mentre, se gli è piaciuta, si ricorda la storia a lungo. Piuttosto mi dispiace che Boldi e De Sica si separino. Anch’io vorrei piantare Ceccherini, ma lui ogni volta che preparo un film mi ricatta mandandomi una sua cugina procace, una certa Samantha, rigorosamente con l’acca».
Comunque lei va forte dappertutto, anche a Milano...
«Infatti sabato verrò al cinema Odeon con cotechino, lenticchie e uova di Pasqua per abbracciare tutti i milanesi».
Per il successo di un film conta più il giudizio della critica o il passaparola della platea?
«Neanche a chiederlo, il passaparola».
Un famoso critico ha scritto che Ti amo eccetera si perde tra inutili volgarità...
«Lo sappiamo tutti che i critici detestano le commedie. Ho un’idea: dividiamoli per categorie; uno si occupa solo dei gialli, uno dei drammi, un’altro dei western... Quando esce la recensione di un mio film, Ceccherini me la legge al telefono e ci ammazziamo di risate. Però ogni tanto mi vendico...».
In che modo?
«Dieci anni fa Michele Anselmi stroncò il mio primo film, I laureati. Così ho chiamato proprio Anselmi il personaggio di Rocco Papaleo, che in una scena di Ti amo, ambientato in una villa per scambisti, si becca un sacco di frustate sul sedere. Quel che è fatto è reso, naturalmente per scherzo. Nel frattempo Michele e io siamo diventati amici».
Però ammetterà che ne ha fatti di film bruttini tra Il ciclone e Il paradiso all’improvviso, che sembra un titolo su misura per la sua vena ritrovata...
«Ma il cinema è come la letteratura e la pittura, si nutre di periodi. Ormai mi rendo subito conto se un film è azzeccato. Se Giovanni Veronesi e io lo scriviamo in fretta, diciamo un paio di mesi, vuol dire che è riuscito; se invece ha un parto faticoso sono guai. Anche Guccini lo dice: il motivo buono è quello che ti sgorga subito».
Guarda caso, Guccini ha un ruolo non secondario in Ti amo...
«Eh, Guccini è un grande. Come persona e come artista. Ha accettato il ruolo del preside per puro divertimento, anche se sapeva bene che difficilmente avrebbe preso una nominatoion all’Oscar».
Come vi dividete i compiti lei e Veronesi...
«Lui fa gli uomini e io le donne. E entriamo talmente nelle parti che quando preparavo il ruolo di Lorena Forteza nel Ciclone, la signora delle pulizie del residence Prati di Roma ci sorprese mentre gli sussurravo: “Perché non ce ne andiamo via insieme”. Non si è più fatta vedere».
Lei ogni tanto si fa anche dirigere da lui: Il mio West, di cui è rimasta memorabile solo una scena...
«La Marcuzzi che fa la doccia. Tale quale al settembre del suo calendario».
Lei è sempre circondato da femmine splendide, inedite e possibilmente latine. Lorena Forteza, Vanessa Lorenzo, Yamila Diaz, Angie Cepeda, per tacere dell’ultima Marjo Berasategui...
«Che però è basca, anche se sembra una sarda trapiantata a Treviso. Fa colpo una ragazza affascinante contrapposta a un normotipo come me. Loro sono il K2...».
... e lei l’Abetone...
«O la Felletta, che è ancora più bassa».
Dopo ogni film lei le pianta e cambia partner. Nella vita è più mollato o mollatore?
«Mollato. Sono un vigliacco, come quasi tutti gli uomini». Meglio l’amore o l’amicizia? In amore, tutti perdenti dice il suo ultimo personaggio, Gilberto...
«L’amore ti dà una carica immediata. L’energia di una settimana d’amore equivale a un’amicizia di dieci anni».
Eppure lei ha un clan di amici consolidati, Panariello, Ceccherini, Carlo Conti, tutti rigorosamente toscani.
«Siamo amici da una vita. Carlo e io siamo i soli a tornare ogni venerdì a Firenze, preferendola alla nostra casa di Roma».
A quarant’anni lei ha fatto solo cinema, Panariello invece fa anche Molière a teatro, show in tv e adesso addirittura Sanremo...
«A parte il fatto che vengo dal cabaret e anch’io cinque anni fa ho fatto il mio show trasmesso con successo da Raiuno... A parte questo: non mi ci vedo proprio a condurre il Festival».
Sempre Panariello ha confidato che voterà centrosinistra, come sempre ha aggiunto. E lei...
«Anch’io. Per tradizione. Trovare uno che vota a destra in Toscana è come scovare un pasticcere diabetico, noi preferiamo le Case del popolo ai Rotary...».
Il film più bello di sempre?
«Una vita difficile di Risi. Gli avrei dato quattro Oscar: Sordi, sceneggiatura, film e regia. Tra gli stranieri Forrest Gump».
Il più brutto?
«Chicken Park prodotto da Galliano Iuso. Lo guardiamo almeno una volta l’anno e ci sbellicchiamo da star male».
L’attore più grande?
«Sordi. È come Maradona e Pelè sommati».


Lei è troppo famoso per andare sull’Isola dei famosi? Se non lo fosse ci andrebbe?
«Di corsa, per dimagrire. Non riesco a resistere ai richiami della gola, avrò una resistenza dello 0,5 per cento. Anzi, faccio un appello a Simona Ventura: mi mandi con Al Bano, purché mi canti nell’orecchio».

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