Sorpresa: il campo rom di Castel Romano rimane dov’è

Marcello Viaggio

Tempo scaduto. A distanza di alcuni mesi il bluff del campo rom di Castel Romano, sulla Pontina, viene alla luce. L’insediamento nel cuore del Parco di Malafede degli ottocento nomadi provenienti dall’ex campo di vicolo Savini doveva essere del tutto provvisorio. Parola dell’assessore comunale Milano e di quello regionale Bonelli. Resterà invece dov’è per anni. Il Comune di Roma meno di tre mesi fa ha emanato il bando per assegnarne la gestione e rendere praticamente definitiva la struttura. L’avviso pubblico, del V dipartimento, che ha formalizzato la gara, è del 4 gennaio 2006. A dare il via, in gran segreto, è la determinazione dirigenziale n. 13/2006. Senza che l’opposizione capitolina ne sapesse niente.
«Il Comune - si legge nel bando - richiede ad enti operanti nel sociale progetti per la gestione di strutture adibite ad accoglienza di persone socialmente fragili, prevalentemente di etnia rom, all’interno di aree attrezzate direttamente o indirettamente dall’amministrazione comunale; si intende altresì richiedere offerte di aree del tutto attrezzate ad accogliere 200-400 persone». «Per meglio orientare le offerte - specifica il Comune - si pongono in primo piano tra le aree di proprietà o direttamente allestite dall’amministrazione: l’area attrezzata di via Salone e quella sulla via Pontina, località Castel Romano. I campi attrezzati di via Salone e via Pontina sono un’ulteriore evoluzione del sistema di accoglienza delle comunità rom presenti nella città di Roma». Castel Romano, dunque, viene definito dal Comune campo attrezzato. Non più provvisorio. Ma non basta. I campi in questione, precisa il bando, «verranno dotati di presidi sociali stabili, in grado di assicurare assistenza sanitaria, scolarizzazione, guardiania, in un’area opportunamente attrezzata e fornita di utenze essenziali: luce, acqua, servizi igienico-sanitari, moduli abitativi sicuri e confortevoli».
La vicenda prende le mosse lo scorso 14 settembre. Il famigerato campo di vicolo Savini, dove si affollano nel degrado 850 rom, viene dall’oggi al domani trasferito armi e bagagli nel bel mezzo della riserva naturale di Decima Malafede, località Castel Romano, XII municipio. Dentro, stando al vincolo della legge regionale 29/97, non potrebbe entrare neppure uno spillo. Il centrodestra e gli ambientalisti insorgono. Il trasferimento viene subito spacciato dal Comune per provvisorio: questione di pochi mesi, due al massimo. Non ci vuole molto, però, a far sorgere i primi sospetti. Pochi giorni dopo il blitz, compiuto all’insaputa dello stesso XII municipio, Veltroni definisce l’operazione «una delle cose più importanti fatte in questi quattro anni». L’arrivo dei primi containers al posto delle tende, fanno partire le accuse del Wwf: «Il sindaco sembra avere in testa una sorta di attacco alle aree protette romane - tuona il consigliere Marco Antonini -. Decima Malafede è la più importante di tutte le riserve naturali del Lazio. Enormi falò accesi tutte le sere stanno inquinando l’ambiente, i nomadi stanno disboscando l’area per fare legna da ardere e vanno a caccia di animali. Lo sbancamento dell’area e l’installazione di lampioni ci fanno temere che l’insediamento non sarà provvisorio». Ora, a distanza di pochi mesi, gli indizi cedono finalmente il passo alle prove. Ed emerge il bluff del Campidoglio.

A scoprire del tutto casualmente la determinazione dirigenziale i consiglieri di An Federico Rocca e Fabrizio Santori: «Ci risulta strano che il bando non sia stato pubblicizzato neppure sulla rete informatica del Comune - sottolineano i due -. Riteniamo tale modalità di affidamento illegittima e non trasparente verso i cittadini che da anni attendono risposte concrete sul problema dei campi nomadi e la sicurezza dei quartieri limitrofi».

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