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Sorpresa Vitale, delfina d’argento

Romana, 22 anni, in gara quasi per caso: «Ho nuotato poco perché dovevo laurearmi»

Sorpresa Vitale, delfina d’argento

Riccardo Signori

Federica è il nome dell’argento. Lo abbiamo scoperto ai Giochi di Atene seguendo le scie di Federica Pellegrini nei 200 metri, lo abbiamo riscoperto tuffandoci nella mattanza del nuoto di gran fondo insieme a Federica Vitale, medaglia quasi per caso nei dieci chilometri dei mondiali di Montreal. Il secondo gioiello della squadra del nuoto in acque libere (Simone Ercoli era arrivato al bronzo nei 5 km) è arrivato sorprendendo un po’ tutti, soprattutto chi ancora teneva sul comodino il santino di Viola Valli, la regina nostra di queste gare di nuoto e boxe. Nuoto per vincere, boxe per non farsi metter sotto come ha presto capito proprio questa Federica, romana, 22 anni, viso lungo e scavato arricchito da occhioni biondi e capelli biondi, una laurea appena conquistata in scienze motorie con una tesi sulla preparazione atletica nel nuoto. Qui ha imparato qualcosa di nuovo. «Stavo prendendo troppe botte ed allora ho deciso di far gara di testa». E l’ha fatta. È filata via nel bacino olimpico dell’Ile de Notre Dame, un po’ lago, un po’ piscina, non certo quel territorio libero in cui incontrare ogni sorta di pericolo che non sia umano. Acqua per delfini più che per pescicani. E Federica, come un delfinotto gioioso, ha fatto la gara della vita, lasciandosi superare solo nel finale dall’ercolina Edith Van Dijk, l’olandesona signora della specialità, già bronzo nella 5 km, ma non lasciando scampo a Britta Kamrau, la tedesca campione uscente, un’altra con il curriculum che gronda medaglie, ma stavolta solo bronzo.
Questo è il bello delle storie di sport: caso e bravura talvolta vanno a braccetto. Ed allora se tutti si sono chiesti: ma chi è questa Federica? Lei è stata ancor più disarmante. Rispondendo: «Una che quest’anno ha nuotato poco perchè doveva laurearsi». Il nuoto, quello sì, fa parte della sua vita. Madre e padre istruttori in piscina dove lei ha passato ore fin da bambina, buone prestazioni negli 800 e nei 1500, ma niente che potesse farla sperare. Solo nuoto, perchè nel resto, inteso come sport, è sempre stata un disastro. Poi quello sfizio, l’idea per non cadere nella monotonia. Perchè non provare una gara di fondo? Ci ha provato. Il suo tecnico l’ha iscritta anche alla gara di Bracciano per le qualificazioni ai mondiali sui 5 km. Missione fallita d’un niente: terza, quando passavano le prime due. E tutto si sarebbe chiuso in quel tentativo, se un consigliere della federazione nuoto non avesse avuto l’illuminazione di iscriverla, notte tempo, anche alla gara dei 10 km. Idea degna d’un Archimede: primo posto e posto prenotato per la mattanza. Da una carriera costruita in piscina ad una medaglia conquistata sfruttando tutto il ben volere del caso, prima di metterci la propria bravura. «E in acqua mi sono fatta coraggio, quando ho cominciato a pensare di non farcela più: la gara non finiva più». Parlata così romanesca da non ingannare nemmeno sul tifo calcistico. Che altro se non Roma? C’è qualcosa di un Totti in costume da bagno, per ora single, che lascia affiorare la lacrima sul viso, ma ha pensieri e parole per tutti. «Compresa mia nonna Virgina, ha 81 anni, è la prima tifosa».
Sono questi i rituali di ragazzi non abituati ad esser osannati, coccolati e vezzeggiati. Per loro ci sono sberle in acqua e cinque minuti d’interesse fuori. Ma il tanto basta per farli sentire re e regine. Federica Vitale lo è diventata nel giorno in cui tutti attendevano qualche souvenir dagli squali maschi. Ma Fabio Venturini non ce l’ha fatta: ha fatto gran gara di testa per almeno otto chilometri, poi ha mollato di colpo quando Chil Peterson, americano dal capello biondo finlandese, si è allungato come un airone sull’acqua e nessuno l’ha preso più. Venturini è finito indietro: sesto, nonostante il coraggio. Ma ieri l’occhio benevolo dello stellone aveva deciso di accompagnare Federica, un nome per l’argento. Credeva di essere in un sogno, si è riscoperta in una realtà da sogno. «E la mia vita è cambiata di colpo». Tra botte, fatica e alghe che facevano solletico ai piedi.

Per farli volare.

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