LA SORPRESA

di Vittorio Sgarbi

La storia è lunga. E, anche, incredibile. Che ci siano le elezioni europee lo si comincia a sapere il giorno dopo l’esito delle elezioni precedenti. Come per ogni mandato si inizia euforici pensando di restare a lungo e magari rinnovare il mandato. Poi le cose cambiano, e anche gli umori, i desideri, gli stessi partiti. Quelli che si presentano oggi non sono gli stessi delle elezioni precedenti. Non c’è più Forza Italia, non c’è più An. I comunisti sono diversamente divisi e hanno cambiato nome. I Verdi sono altrove, eccetera. Soltanto Pannella, con la Bonino, resiste e si sforza per una inutile corsa.
Dunque, la prima offerta risale a molti mesi fa al ministero per i Beni culturali è andato Sandro Bondi e sottosegretario è stato nominato Francesco Giro. Li incontro, tra qualche imbarazzo, mi fanno mille proposte di incarichi in un campo che loro non conoscono (e, a tutt’oggi, è singolare che in quel ministero non vi sia nessun consulente che ha competenze storico-artistiche) e a un certo punto Giro azzarda: «Il prossimo anno sarai candidato per Forza Italia alle europee: mi sembra giusto». Nel frattempo Forza Italia è diventata un altro partito, il Popolo della Libertà, fondendosi con An. Forse è per questo che non ho più sentito Giro; ma, tornato sull’argomento, sono stato rassicurato da Dell’Utri. Negli ultimi mesi ho perso le tracce dei due.
In tempi più recenti, il turbine di candidature di cui hanno parlato le cronache. Apre le danze Totò Cuffaro che propone, con qualche coerenza, una candidatura certa nell’Udc. È abbastanza logico, d’altra parte: sono stato eletto sindaco di Salemi proprio con quel partito. Ma Cuffaro mi dice subito che la circoscrizione ideale non è per me la Sicilia ma il Nord Ovest. Non capisco bene, ma mi adeguo. Si arriva così a tempi molto vicini alla scadenza e, non avendo nuovi segnali, vado a trovare Lorenzo Cesa il quale, davanti ad amici comuni, mi conferma la loro intenzione di candidarmi a Nord Est o a Nord Ovest. Incontro cordiale, stretta di mano. Definitivo assenso, il giorno dopo, di Pier Ferdinando Casini. E qui cominciano i casini che non riguardano la non richiesta coerenza fra etica e politica, fra condivisioni di idee e principi e comportamenti individuali (è sufficiente ricordare lo stato civile del presidente del partito che, pur cattolico praticante, è separato e sposato in seconde nozze); ma la paura dei candidati locali di essere battuti nelle preferenze. Così, oltre alla Sicilia proibita scopro che non posso candidarmi nel Nord Ovest perché c’è Magdi Allam, nel Nord Est perché non vuole De Poli, nel Centro per non so che. Resta forse il Sud dove si misura De Mita. Così, vedo sfumare la candidatura.
Comincio quindi a riflettere su un’altra proposta che stavolta è venuta da un esponente di An, ora Pdl, Luca Bellotti, deputato di Rovigo. Mi pare concreta e stimolante: fare il presidente della Provincia di Rovigo nei bellissimi luoghi dove ho vissuto da bambino, dove abitano i miei genitori. Una terra dimenticata per la quale si potrebbe fare un’opera di fascinazione come a Salemi. Nord e Sud, aree dimenticate e depresse, e le cariche di sindaco e di presidente non sono incompatibili. Ma la candidatura trova una forte resistenza negli esponenti locali della Lega. Parlo allora con Bossi, ottengo un sostanziale benestare confermato anche da Calderoli. Ma non abbiamo fatto i conti con la base, che manifesta il suo dissenso.
Ed eccoci alle ultime ore. Ormai nell’angolo dovrei rassegnarmi, sconfitto da irrazionalità, vigliaccherie, paure, rischi di competizioni. Quando Giovanni Teresi coordinatore regionale di un nuovo movimento, Alleanza di Centro, che si è alleato con Raffaele Lombardo, leader dell’Mpa, Movimento per le autonomie, mi racconta dell’accordo con La Destra di Storace per superare lo sbarramento del 4 per cento. Parlo più volte con Francesco Pionati che si è staccato dall’Udc per confluire nel Popolo della Libertà ma è rimasto isolato e manifesto qualche incertezza, qualche legittimo dubbio sui risultati (e speriamo che l’avventura alla quale si sono dichiarati pronti anche i «Pensionati» riesca). Quando non più di tre giorni fa mi chiama lo stesso Lombardo e, confermando l’offerta, riproduce già argomentate perplessità sulla mia candidatura in Sicilia (logica e a cui si aggiunge anche un lungo impegno in Sardegna dove sono stato eletto due volte). La sua proposta è una candidatura nel Nord Est come capolista. Resisto, insisto su Sicilia e Sardegna. Lunghissime estenuanti trattative. E, finalmente, lunedì 27, dopo aver avuto la cittadinanza onoraria a Sant’Antioco in Sardegna con una bella e festosa manifestazione, Lombardo accetta la mia proposta. Ma dura soltanto quattro ore; e la sera tutto viene rimesso in discussione. Si ipotizza un’alternativa: Nord Est e Nord Ovest. O magari Centro.
Siamo arrivati a oggi. Fatuzzo mi invia un messaggio, Storace mi chiama. Confermano, come io non avrei sperato, la sola candidatura in Sicilia e Sardegna. Poi mi chiama Lombardo, ore 6.30 e mi chiede se ho preparato i moduli.

Eccomi dunque candidato con l’Mpa, con qualche travaglio ma potendo confermare che si tratta di un’estrema lotta di sopravvivenza e di resistenza a un insensato bipolarismo cui il Movimento per le autonomie si ribella con tutta la sua, speriamo crescente, forza. Ed è bello che questa battaglia per un vero centro si faccia insieme a una vera destra. Paradosso delle autonomie. E, d’altra parte, chi è più autonomo di me?

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