Sorprese, duetti, skaters. La festa di Elisa vale un festival

La cantante debutta in un San Siro tutto esaurito. Con uno show curatissimo

Sorprese, duetti, skaters. La festa di Elisa vale un festival
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Se un concerto finisce con Ligabue nei bis, vuol dire che prima c'è stata la qualunque, ossia è stato un concerto spettacolare. E in effetti Elisa ieri sera a San Siro ha messo insieme non solo un evento ad alta sostenibilità ma pure una festa ad alta musicalità, qualcosa che obiettivamente non è così comune vedere. Intanto il concerto era sold out, San Siro era pieno (54mila spettatori), un sold out vero in questo periodo in cui si parla tanto, magari qualche volta si straparla, di concerti gonfiati e ingressi sottocosto come se fosse una novità degli ultimi tempi e, soprattutto, come se il vero problema fosse solo la scarsità di biglietti venduti e non anche l'abbondanza di posti da riempire (si sono mai visti tanti concerti in posti così grandi in così poco tempo? Mai sottovalutare il portafoglio del pubblico).

E poi è stato uno show unico, quindi sganciato dalla ripetitività delle tournèe. Al centro del palco c'è una struttura in legno con sei grandi fiori e un "half pipe", cioè un mezzotubo, la rampa a forma di U utilizzata negli sport freestyle come lo skateboard, e difatti in cinque brani, compreso il medley di A tempo perso, It is what it, Is cure me e Neon, il palco è attraversato da skaters.

La sensazione è quella del concerto pensato in ogni minimo dettaglio, seguendo un filo conduttore unico, la salvaguardia dell'ambiente. La scenografia è realizzata con materiali riciclabili, l'uso di energie pulite è massiccio come pure la riduzione di emissioni grazie all'utilizzo di biocombustibile Hvo. Non a caso Elisa è da tre anni la prima artista italiana alleata della Nazioni Unite per la promozione degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'agenda 2030. In più, da questo concerto (in collaborazione con Comune, Cariplo, Fondazione Comunità di Milano e Music Innovation Hub) nascerà il Parco Sonoro Plantasia in una ex cava contaminata a 2 chilometri da San Siro (occhio al dettaglio: Plantasia richiama l'album di Mort Garson del 1976 composto per l'ascolto della musica da parte delle piante). In sostanza, Elisa non si limita a lanciare slogan, ma li mette in pratica. Chapeau.

Anche gli abiti sono in linea. Quattro cambi, dall'apertura con un kimono in seta prodotta senza violenza sui bachi da seta fino alla "Nuvola" di Nicolò Pasquanetti che richiama l'immagine di una nuvola in movimento. Ma poi c'è la musica. Dopo l'intro composto dal produttore OkGiorgio, inizia una roboante passerella di successi. Labyrinth. Rainbow. Broken. Una poesia anche per te. Heaven out of hell.

La voce di Elisa non si discute, ma nel tempo è cambiata, si è allargata, persino vellutata, e lei è diventata abilissima nel dosarla adattandola ai testi e ai contesti. In questo è pressoché imbattibile. Come in Eppure sentire o in Hallelujah, che fa diventare propria tra i boati, e in Anche fragile che è idealmente la fine del primo concerto e l'inizio del secondo, quello con gli ospiti. Basta così e Ti vorrei sollevare con un Giuliano Sangiorgi sempre più padrone della scena. Poi l'arrivo degli skaters, il raffinatissimo Dardust in Se piovesse il tuo nome, e mica è finita qui.

In Palla al centro spunta pure Jovanotti che nella successiva Le tasche piene di sassi divide il palco con Elisa e addirittura Cesare Cremonini. Momento di rara intensità, specialmente in uno stadio. Idem per Poetica (sempre Jovanotti e Cremonini) e poi la nuova Nonostante tutto di Elisa e Cremonini, che è uno dei brani migliori di questa estate finora scarica di sorprese e qualità. Fosse la fine. Arrivano Giorgia, che condivide con Elisa Di sole e d'azzurro, La cura per me e Together, e infine, proprio nei bis, Luciano Ligabue con Gli ostacoli del cuore e A modo tuo.

Alla fine, se sul palco il brano che chiude tutto si intitola Qualcosa che non c'è, nell'equilibrio del concerto c'è tutto, non manca nulla. Quando è stata annunciata questa data a San Siro, che è stato il vero debutto di Elisa negli stadi, qualcuno era scettico.

In realtà i trentadue brani della scaletta si sono incastrati uno dopo l'altro in un equilibrio millimetrico ma emotivamente coinvolgente, garbato eppure entusiasmante. A conferma che a Elisa non piace stare sempre sotto i riflettori. Ma quando decide di starci, lo fa da primadonna.

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