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Sorride il telefono: salvati 30mila precari nei call center

A volte non servono annunci roboanti. Né promesse dalle gambe corte, come il milione di posti di lavoro evocati da Walter Veltroni a proposito della «Greeneconomy» obamaniana in salsa amatriciana. Basta volare più bassi, magari sulle ali della ragionevolezza, per poi planare delicatamente su una sola riga di testo. Grazie a essa il governo salva 30mila posti di lavoro, sia pure quelli «precari» dei call center. Senza neppure un euro di esborso dalle casse dello Stato.
È una delle «curiosità» (ma si può definire tale, considerati gli effetti?) del provvedimento cosiddetto «Milleproroghe» già approvato dalla commissione Affari costituzionali del Senato che in settimana sarà approvato dall’aula di Palazzo Madama. Su iniziativa di due senatori del Pdl (Bruno Alicata, nella foto, e Salvo Fleres), poi fatta propria dal gruppo, e grazie al voto congiunto di Lega Nord e Pd, la prima commissione ha dato via libera all’emendamento che concede dodici mesi di tempo alle aziende per mettersi in regola sulla normativa del cosiddetto «teleselling», scongiurando così il blocco parziale delle attività delle società specializzate nella creazione e vendita di banche dati. E, dunque, le brusche ricadute occupazionali (stimate in circa 30mila unità) che questo avrebbe comportato: una norma che avrebbe costretto l’Autorità di garanzia dei dati personali a sanzionare decine di aziende che, non potendo più attingere a quei dati, sarebbero state costrette a licenziare i propri dipendenti.


Senza stravolgere i principi definiti dal Garante della privacy, né tantomeno sfornare l’ennesima sanatoria, ma unicamente prorogando di un anno il termine per l’entrata in vigore, si è riusciti - come richiesto dai sindacati - a sventare il licenziamento di migliaia di persone.

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