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«Sospetti sulla stima del prezzo, subito la proroga delle indagini»

Marco Di Andrea è l’autore dell’esposto-denuncia che ha innescato l’indagine romana sull’affaire monegasco. I pm vogliono chiudere, ma lui non è affatto rassegnato all’archiviazione. «Siamo più che mai intenzionati a opporci alla richiesta dei pm», spiega.
Che cosa non vi torna?
«Serve una proroga delle indagini. A cominciare da un elemento indispensabile per la procura, la congruità del prezzo».
Non era congruo. L’hanno detto pure gli inquirenti, ma per loro la differenza tra prezzo di vendita e valore di mercato era «solo» tre volte inferiore.
«Ecco. L’acquisizione del valore reale dell’immobile serve a provare se c’è stato o meno un danno. Il pm alla fine ha acquisito la certezza, ma in che modo? A firmare la stima per conto della Camera immobiliare monegasca, interpellata dalla procura del Principato in seguito alla rogatoria dei pm romani, è Michel Dotta. Amministratore di condominio della casa di boulevard Princesse Charlotte, e figlio di Pier Dotta, autore della valutazione del 1999. La fonte non è terza».
Infatti la stima originaria è stata accreditata.
«Vero. E c’è di più. Per An la valutazione è di uno stimatore del luogo. Lo stimatore dovrebbe essere terzo, Dotta padre non lo era. Già amministrava quel condominio, e segnala quel valore, 1,5 milioni di franchi, di sua iniziativa, in una lettera. Salvo dopo qualche mese chiedere se An vuol vendere, perché ha un cliente interessato. Qualche dubbio sulla genuinità della prima valutazione può venire, no?».
Obiezione sensata.

Ma la truffa? Per i pm non c’è.
«Non è artifizio sostenere che la casa andava svenduta perché fatiscente? E perché la procura non ha sentito Garzelli, il costruttore, che potrebbe dire se la casa valeva poco per le sue condizioni?».

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