Sostegno in divisa Venti militari per un nuovo modello di missione

Kitgum «Sono passata dalla diffidenza della guerra alla rassegnazione della sofferenza estrema». Le ultime due missioni di Gaia Gullo, tenente 29enne del 9° reggimento alpini sono tutte in questa frase. Una frase dove i ricordi della valle afghana di Musai si mescolano alle emozioni della missione appena iniziata qui nel nord dell’ Uganda . Una missione inedita anche per chi - come lei - è già un veterano. L’operazione «4 stelle per l’Uganda» iniziata il 20 novembre ha portato 20 militari, tra medici, personale sanitario ed addetti alla logistica, e 2 medici civili, nelle sale dell¹ospedale St. Joseph di Kitgum. L’obbiettivo è far collaborare i militari di carabinieri esercito, marina e aviazione con i volontari dell’Avsi e dar vita ad un modello di missione internazionale mai sperimentato prima. Per ora la sfida principale è dare il meglio di se all¹interno di un ospedale dove personale e strutture sono quelle di un’epoca lontana. Per molti la missione è un vero salto nel passato.

«Mi sento tornato ai tempi dei nonni, lavoriamo come 40 anni fa quando tutto si basava sulla capacità di stendere una diagnosi senza strumentazioni ­ racconta il colonnello Pietro Dacquino, 54enne anestesista all’Ospedale Militare del Celio-. Qui ogni giorno è emozione, gioia e sofferenza. La mattina piangi perchè ti è morto un bimbo tra le braccia, poche ore dopo balli in sala operatoria perché hai visto nascere due gemellini».

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