Sott’acqua a caccia di tesori

È stato il convegno dal titolo «Ex Aqua. Doni dal mare», svoltosi in occasione della XI settimana della cultura, a offrire un’occasione di riflessione sull’importanza dell’archeologia subacquea, una branca affascinante e tra le più moderne dell’archeologia. Tesori sommersi sono stati riportati negli ultimi anni alla luce in vita grazie alle tecniche specializzate di ricerca subacquea che hanno consentito lo studio dei «gioielli» del mare.
E il protagonista delle ricerche e degli studi degli archeologi subacquei è proprio il Mar Mediterraneo, una vera fucina di materiale archeologico. Ceramiche, ceppi d’ancora in piombo, manufatti e piccole statue di bronzo sono riemersi dalle acque a testimonianza degli scambi di intenso e florido commercio che avevano luogo proprio nelle acque del Mare, a partire dal II secolo a.C.
Tra i numerosi tesori del mare, l’archeologia subacquea ha riportato alla luce negli ultimi anni numerosi reperti della grande bronzistica. La statua bronzea del Satiro danzante è una delle scoperte più suggestive e preziose degli ultimi anni. È un originale greco ed è stato rinvenuto a 480 metri di profondità tra Capo Bon e Pantelleria. È probabile che il Satiro si trovasse inserito in un complesso scultoreo costituito da altri Satiri e da Menadi, intenti a danzare e a fare piroette.
La scoperta dell’autorespiratore, ad opera di Cousteau nel ’43, è stata fondamentale per la conoscenza del fondale marino e indispensabile per lo sviluppo delle attività subacquee. Da allora si son fatti passi da gigante.

Le ricerche svolte in mare si avvalgono, oggigiorno, di strumenti sofisticati e di alta tecnologia come rilevatori di metalli e sonar di profondità. Un grande merito va alle Soprintendenze locali del Mare per la tutela e la prevenzione del patrimonio marino e per la scoperta di reperti spettacolari, come nel caso dei bronzi.

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