Sotto questo sole malati di (troppa) abbronzatura

C'è chi l'ha capito: sotto questo sole ci si può stare, ma con moderazione. E c'è chi invece agli appelli dei dermatologi fa spallucce e in nome dell'abbronzatura espone la propria pelle a veri e propri rischi. Il nome per quella che è ormai classificata come una malattia psichica è stato coniato dai ricercatori dell'università del Texas: tanoressia (tan, ossia abbronzatura in inglese e anoressia) e colpisce soprattutto i giovanissimi (15-25 anni). L'assonanza con la malattia di non vedersi mai abbastanza magri non è casuale. Secondo i ricercatori americani alla base ci sono le stesse cause dei disturbi alimentari: insicurezza, incapacità di accettare la propria immagine e autolesionismo. Sì, perché a dispetto dei dati dell'Oms che dichiarano 132mila malati ogni anno di tumori alla pelle, i tanoressici non si curano degli allarmi e in spiaggia stanno ore sotto il sole. Naturalmente usano olii abbronzanti invece delle creme protettive e spesso il primo giorno di mare sono già equipaggiati di tintarella artificiale. A fine agosto sono sì nerissimi, ma in valigia si portano a casa anche una buona dose di rischio melanoma. Per ovviare al problema delle ustioni da sole dalla Gran Bretagna arriva il braccialetto che segnala quando ci si sta per scottare. Incredibilmente è stato diagnosticato che l'80 per cento delle persone si accorgono solo 48 ore dopo di essersi scottate. Progettato dalla Strathclyde University di Glasgow, cambia colore quando l'esposizione al sole supera il livello definito «tollerabile». L'invenzione consiste in una sottile striscia adesiva che riuscirebbe non solo a riconoscere i diversi tipi di pelle, ma anche a considerare il fattore di protezione che si usa, riuscendo così a avvertire in tempo per evitare la scottatura. I ricercatori annunciano che il bracciale sarà testato quest' estate. Nel frattempo occhio ai consigli degli esperti. «Siamo di fronte a un incredibile aumento delle fotodermatosi, l'allergia al sole, una patologia emergente, quasi completamente ignorata dalla sanità pubblica perché considerata minore o non riconosciuta» spiega Giovanni Leone, responsabile del servizio di Fotodermatologia dell'istituto San Gallicano di Roma. Una patologia che provoca sfoghi molto fastidiosi che spesso vengono confusi con gli eritemi. Quest'antipatica patologia rende intolleranti ai raggi solari e bastano pochi minuti d'esposizione per ritrovarsi la pelle coperta da vescicole e arrossata. Il problema riguarda soprattutto le giovani donne che hanno passato la pubertà (l'80 per cento dei pazienti), come ricorda, nel suo congresso annuale, la società di Dermatologia medica. I medici segnalano che l'incidenza dell'allergia al sole è raddoppiata negli ultimi dieci anni, ma basterebbe mangiare più frutta e verdura per contrastare l'aumento dei casi. In realtà chi ne è colpito deve fare uso di cortisonici nella fase acuta e non può esporsi al sole. Proprio qui all'istituto San Gallicano è stato aperto un ambulatorio dedicato ai problemi causati dal sole in particolare le fotodermatosi. «Utilizziamo un apparecchio speciale, il simulatore solare - spiega il professor Leone - in grado di riprodurre in laboratorio i raggi del sole.

In questo modo realizziamo il check-up del fototipo un esame indolore e non invasivo che può stabilire con precisione come reagisce la pelle al sole. In base al risultato il medico può consigliare i filtri più adatti all'esposizione e accorgimenti personalizzati». Per non dover rinunciare al sole.

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