Sotto lo spot niente

Come era facile prevedere, il governo elefante ha partorito una Finanziaria topolino, composta di un incredibile numero di mance in modo da non dimenticare nessuno, con l'unico intento di sopravvivere ancora qualche giorno e sperare in un qualche miracolo. Tutti i ministri hanno diligentemente alzato il ditino per approvare un testo di una rara inconsistenza e per questo ritenuto non dannoso e difficilmente attaccabile. Così facendo si è avallato un comportamento dell'esecutivo analogo a quello di chi stende un cittadino bisognoso di aiuto con un pugno in faccia (la Finanziaria dello scorso anno) e poi gli passa la pomatina (con questa Finanziaria)... Via, come si fa a votare contro la pomata... è fresca e fa bene. Invece no, fa malissimo perché non è quello di cui il Paese ha bisogno: se si sta precipitando ci vuole un paracadute, una corda, alla peggio un cuscino, ma non la pomatina; quella non serve a niente, serve solo a far stare comodo chi l'ha prodotta e venduta.
Il governo quest'anno ha speso «tesoretti» per un ammontare ben superiore alla cifra di questa Finanziaria, salvo poi lamentarsi di continuo del peso del debito pubblico: in pratica si comporta come quei bulletti che, soffocati di cambiali, non appena hanno due soldi in tasca corrono a berseli al bar, un bel modello da seguire. Non basta. La maggiore copertura delle numerosissime voci di spesa è un dito puntato nell'aria e consiste nella semplice speranza che gli italiani paghino più tasse: il fatto è che se l'economia andrà bene magari ciò potrà anche capitare, se invece la congiuntura internazionale rallenterà, addio extragettito e addio copertura. Ovviamente in questo caso anche addio governo, ma sinceramente poco importa del governo, perché il problema sarà di tutti i cittadini, gravati da una voragine nei conti che potrebbe essere troppo profonda da sanare. In buona sostanza una struttura spese/entrate che, invece di mettere fieno in cascina per l'inverno, regge solo in caso di estate perenne.
Irresponsabile è dire poco. Rimane il capitolo più ingannevole di questa Finanziaria delle illusioni: vale a dire quello degli sgravi a saldo zero. Neanche un euro finanzierà l'abbassamento di oltre cinque punti della tassa sulle imprese, e allora chi paga? Semplice, le imprese stesse, con meccanismi assolutamente arbitrari quali l'indeducibilità degli interessi passivi; significa che le imprese con debiti finanzieranno i maggiori profitti netti delle imprese senza debito: proprio una mossa geniale in un periodo di difficoltà nel mercato dei finanziamenti. Senza contare la strizzatina ai risparmiatori (alla faccia delle smentite e della tregua fiscale) che si vedono aumentare del 50% la trattenuta sui dividendi che passa dal 12.5 al 18.5 senza alcuna garanzia di vedere maggiori utili che compensino il prelievo: l'utile di una società dipende dalle politiche di bilancio, mentre le tasse sono una certezza. I risparmiatori e i soci di minoranza delle società non mancheranno di esprimere il loro entusiasmo per questa furbata ai loro danni.


Spente le luci dello spot governativo, si può dire che abbiamo assistito alla presentazione di una Finanziaria costruita sul nulla, dove le mancette a pioggia (quaranta centesimi al giorno per gli incapienti - o per gli evasori -, qualche centesimo qua e là) sono pagate da speranze per il futuro o sfilate di soppiatto dalla tasca di qualcun altro che probabilmente non se ne è ancora reso conto. Se ne accorgerà presto. Basta aspettare per credere.
Claudio Borghi
posta@claudioborghi.com

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