da Roma
Completata la prima linea del governo, Silvio Berlusconi è ora impegnato nello sprint finale per la messa a punto della squadra dei viceministri e dei sottosegretari. Un puzzle complesso che prevede l’assegnazione di ruoli tutt’altro che marginali e di alcune deleghe pesanti. Il governo, come è noto, non deve superare quota 60. Restano quindi da nominare 39 componenti dell’esecutivo, di cui 9 o 10 con il grado di numero due. Proprio sui vice, però, Berlusconi starebbe meditando una «stretta», con una possibile diminuzione del pacchetto a soli 5 viceministri da suddividere in questo modo: uno ad An (Adolfo Urso); uno alla Lega (Roberto Castelli) e tre a Forza Italia (di cui due quasi certi: Michela Vittoria Brambilla e Paolo Romani).
La scadenza è vicina: il Consiglio dei ministri nominerà, infatti, le figure destinate a coadiuvare il lavoro dei ministri del Berlusconi IV lunedì alle 11 e il loro giuramento avverrà alle 19. Il primo Consiglio dei ministri «operativo» si terrà, invece, nella prefettura di Napoli o venerdì 16 o la settimana successiva. Proprio per chiudere anche questa partita in tempi record, il presidente del Consiglio ha convocato ieri per una riunione di lavoro a Palazzo Grazioli tutto il drappello dei suoi fedelissimi. Unica eccezione la visita del direttore di Rai Fiction, attualmente sospeso dal suo incarico per la vicenda delle intercettazioni, Agostino Saccà. Nel quartier generale del premier si sono ritrovati gli ex vertici di Forza Italia tra cui Sandro Bondi, Claudio Scajola, Angelino Alfano e Fabrizio Cicchitto. Parlando con loro Berlusconi non ha usato mezzi termini. Esasperato dalla raffica di pressioni e richieste che gli sono piovute addosso dai tanti pretendenti alle poltrone ancora da assegnare, il premier ha minacciato di azzerare tutto e nominare solo sottosegretari, fedele al taglio decisionista che si è imposto.
La cancellazione (o la drastica riduzione) dei viceministri, naturalmente, al momento è soltanto una delle ipotesi di lavoro. Ma anche da Lega e An ieri questa ipotesi veniva presa in considerazione. Per Roberto Calderoli ad esempio «ridurre il numero dei viceministri potrebbe essere una buona cosa». Quel che è certo è che il premier dovrà usare il bilancino del farmacista per accontentare tutti i 5-6 partiti che compongono la coalizione. Il braccio di ferro più duro è quello tra Lega e An per quanto riguarda la cessione delle deleghe dei viceministri, anche deleghe pesanti, come il caso del Viminale e delle Infrastrutture laddove il rifiuto di Maroni a cedere a Mantovano la delega sulla polizia potrebbe far scattare un meccanismo a catena di veti incrociati. «Se i viceministri si fanno, si fanno per tutti. È ovvio che se non lo avremo noi, non lo avrà neanche la Lega» dicono a via della Scrofa. Umberto Bossi, però, è tornato a ripetere che Roberto Castelli deve diventare viceministro alle Infrastrutture con delega al Nord «altrimenti le strade chi le fa?».
Il nodo verrà sciolto nelle prossime 48 ore. Secondo lo schema iniziale i viceministri avrebbero dovuto essere 9 o 10, così suddivisi: 5 di Forza Italia, 3 di Alleanza nazionale, uno della Lega Nord e uno del Movimento per l’autonomia di Raffaele Lombardo. Ora, però, tutto torna in discussione. Non è da meno la carica dei sottosegretari, ultima spiaggia per tanti. I posti sono una trentina (a meno che non saltino davvero i viceministri), i pretendenti oltre un centinaio. Secondo il manuale Cencelli, riveduto e corretto, ad An dovrebbero andare 5 sottosegretariati, 4 alla Lega Nord, 3-4 agli alleati «nanetti» (Alessandra Mussolini vorrebbe Silvio Cardiello sottosegretario). Tutto il resto dei posti a Forza Italia. Ma la discussione è ancora in itinere.
Per quanto riguarda i nomi, An ha come candidati a viceministro Adolfo Urso, Alfredo Mantovano, Mario Landolfi e Pasquale Viespoli. Nelle ultime ore si è aggiunto, però, un altro concorrente autorevole: Adriana Poli Bortone, che correrebbe per l’Agricoltura. Per quanto riguarda i sottosegretari, il partito di via della Scrofa ha preparato una lista di dodici nomi da cui, poi, verranno scelti 5-6 esponenti. Tra questi dovrebbe farcela Fabio Rampelli, ovvero uno dei grandi artefici del «miracolo romano», destinato all’Ambiente. Per Forza Italia in corsa ci sono Paolo Romani alle Comunicazioni, Guido Crosetto alle Infrastrutture, Giuseppe Vegas all’Economia, Donato Bruno o Nitto Palma all’Interno.
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