S&P non fa paura: tutto esaurito per i Bot e i rendimenti calano

Chi ha paura di Standard&Poor’s? Di sicuro, non tutti quelli che ieri hanno bussato alla porta del Tesoro per accaparrarsi una fetta del debito della Repubblica italiana senza curarsi del recente warning dell’agenzia Usa sulle prospettive del rating tricolore, riviste da stabili a negative. Sui Bot e sui Ctz collocati si è infatti scaricata una pioggia di richieste, e stando alle prime indicazioni degli operatori la domanda è addirittura aumentata rispetto all’asta di fine aprile, superando i 17 miliardi di euro contro i 10 miliardi del totale dell’offerta. Ma la buona notizia è anche un’altra: ovvero il calo dei rendimenti, quando invece alla vigilia non si escludeva un aumento, una sorta di “sovrattassa“ da pagare dopo la mossa di S&P. I tassi sui Buoni del Tesoro semestrali (otto miliardi in tutto) sono al contrario calati - seppure in modo lieve - all’1,657% dall’1,659 del mese scorso, mentre più marcata è stata la flessione degli zero coupon biennali (due miliardi), scesi dal 3,044% al 2,851%.
Dai risultati dell’emissione di ieri si possono trarre un paio di considerazioni, entrambe rassicuranti. La prima è che nonostante il crescendo di tensioni sui mercati correlato all’irrisolta crisi della Grecia e al caveat dell’agenzia di rating, l’Italia resta al riparo dalle mire delle speculazione e, anzi, continua a essere attrattiva, come dimostra l’elevata adesione all’ultima asta. È un segno di solidità che gratifica il rigore nella conduzione della politica economica da parte di Tremonti. «Il vostro Paese non rischia il contagio della crisi del debito», ha peraltro assicurato ieri il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker. Nelle scorse settimane, sia l’Fmi che l’Ocse avevano del resto confermato la solidità finanziaria del nostro Paese. Semmai, il vero problema resta la bassa crescita economica da un decennio.
Punto secondo. L’alleggerimento dei rendimenti sembra dissipare i timori su un possibile aumento sul costo di finanziamento del nostro Paese sui mercati finanziari. Il problema del costo di funding era stato sollevato peraltro dalla stessa S&P in occasione del taglio delle prospettive di Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Bnl e Findomestic, come un potenziale elemento in grado di erodere i margini di interesse.
La buona riuscita dell’asta era comunque attesa dagli operatori, che già da alcuni giorni osservavano sugli schermi il recupero dei titoli italiani sul mercato secondario: «Se è vero che dopo il taglio dell’outlook da parte di Standard&Poor’s lo spread con il bund si era allargato di una quindicina di punti base, ora - dice un operatore - il movimento è interamente rientrato e il differenziale con la Germania oscilla sui 165 punti base (era a 164 una settimana fa, prima del taglio, ndr)».
L’esito del collocamento di ieri è inoltre un buon viatico per le prossime aste del Tesoro.

Il primo appuntamento è previsto già per oggi, quando il ministero di via XX Settembre proporrà Btp decennali indicizzati per un importo tra 1 e 1,5 miliardi di euro, mentre lunedì prossimo sarà la volta dei Ccteu e del Btp a 3 e 10 anni, che saranno offerti per un massimo di 8,5 miliardi.

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