Trafficava droga e spacciava nomi: tutto allingrosso. Per tre anni è riuscito a scansare la galera con questespediente: ad ogni controllo delle forze dellordine riferiva generalità false. È arrivato così a «collezionare» la bellezza di 263 alias. Un record. Laltra notte, i carabinieri della Compagnia di Desio, grazie ad uno stratagemma, hanno fatto incursione nella sua abitazione alla ricerca di armi e droga. Il filone di unindagine aveva convinto i militari che in casa del marocchino ci fossero pistole e sostanze stupefacenti: niente. Invece della santabarbara e della cocaina gli uomini del capitano Vincenzo Barbato hanno trovato, ben tranquillo sotto le coperte, sprofondato in un sonno profondo, lextracomunitario.
Luomo, subito buttato giù dal letto, è senza uno straccio di documento e per lidentificazione ha fornito un altro nome e cognome ovviamente, ancora una volta inventati. I militari decidono di andare a fondo, vogliono soddisfare qualche curiosità: quindi iniziano a «ficcare il naso» per vederci chiaro. Lo straniero è caricato su una gazzella che parte verso il comando provinciale di Milano. Serve un controllo accurato. Al marocchino sono prese le impronte digitali, e dalla comparazione con quelle inserite tre anni fa nel casellario centrale del ministero degli Interni di Roma, risulta che luomo è Calì Sadik, 31 anni, senza permesso di soggiorno, nullafacente, con un fascicolo penale alto così.
La stampante della centrale operativa sforna venti pagine, alle impronte digitali delluomo corrispondono una montagna di nomi di fantasia. Anche laltra notte pensava di farla in barba ai carabinieri: gli è andata male. Perché grazie allaccurato controllo è saltato fuori che il marocchino, domiciliato a Paderno Dugnano, in via Argentina, è ricercato per spaccio internazionale di sostanze stupefacenti. Un pezzo grosso, affiliato ad una potente organizzazione criminale che traffica «polvere bianca» a palate. Cocaina che il marocchino metteva in mano ai piccoli spacciatori.
Sul suo conto pendeva un ordine di carcerazione emesso dal Tribunale il 21 ottobre del 2002. Deve restare quattro anni dietro le sbarre. Appurati tutti i riscontri e terminato il verbale di rito il trentunenne è stato infilato in una cella del carcere di Monza.
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