Mondo

Spagna, via ai matrimoni gay ma la Chiesa promette guerra

Zapatero interviene a sorpresa: «Gli altri Paesi ci imiteranno» Il «Fronte del no»: «Raccolto un milione di firme per il referendum»

Marta Ottaviani

La Spagna ha voltato drasticamente pagina. In meno di 24 ore il governo di José Rodriguez Zapatero ha cambiato il codice civile, approvando martedì la legge sul «divorzio express» e ieri il contestato provvedimento sui matrimoni fra omosessuali.
Un terremoto politico e sociale che sta letteralmente spaccando in due il Paese.
Sono da poco passate le 9 del mattino, quando al Congresso (la Camera dei Deputati spagnola ndr) inizia il dibattito per la modifica dell’articolo 44 del codice civile. L’esito della votazione non lascia dubbi: 187 voti favorevoli, 147 contrari e 4 astenuti.
Prima che il Parlamento si pronunci interviene a sorpresa il primo ministro Zapatero. «Questo - spiega - è il compimento di una promessa elettorale per costruire un Paese migliore, perché una società dignitosa è quella che non umilia i suoi membri. Sono sicuro che altri seguiranno il nostro esempio». Mariano Rajoy, portavoce dell’opposizione ed esponente del Partito Popular (lo stesso dell’ex leader Aznar), non viene autorizzato a parlare. Il matrimonio fra omosessuali diventa legge.
A nulla è servito il parere del Senato spagnolo dello scorso 22 giugno, che si era espresso negativamente, ma che, come Camera di rappresentanza territoriale, non può bloccare un provvedimento, ma solo inviarlo nuovamente al Congresso.
Intanto, fuori dal Parlamento, la Spagna si spacca in due. In Plaza del Rey si radunano organizzazioni omosessuali ed esponenti politici progressisti, che inneggiano con brindisi alla «bellezza dell’uguaglianza». Invitano gli spagnoli a partecipare alla grande manifestazione per l’«Orgoglio gay», che si terrà domani a Madrid e alla quale parteciperanno, secondo gli organizzatori, quasi 2 milioni di persone.
A Puerta del Sol, invece, scende in piazza la Spagna che non ci sta. Un migliaio di manifestanti contrari alla legalizzazione dei matrimoni fra omosessuali chiedono a gran voce le dimissioni di Zapatero e un referendum per permettere agli spagnoli di votare «una legge ingiusta, imposta dal governo e che ha creato attriti nella società».
Il Forum delle famiglie spagnole (Fef), la stessa organizzazione che lo scorso 18 giugno ha portato in piazza 500mila persone, ha fatto sapere di avere raccolto più di un milione di firme per chiedere la consultazione referendaria.
E anche la Chiesa e l’opposizione stanno passando al contrattacco. La Conferenza episcopale spagnola (Cee) in un durissimo comunicato ha attaccato i provvedimenti del governo Zapatero, denunciando «l’eliminazione del matrimonio dal codice civile in quanto unione fra uomo e donna e la sua riduzione a mero contratto rescindibile unilateralmente». Un’evidente stoccata anche alla riforma sul divorzio approvata due giorni fa, per la quale sarà possibile sciogliere il matrimonio senza il consenso del coniuge, senza una precedente separazione e in solo 4 mesi. La Cee ha invitato la società civile a opporsi con «tutti i mezzi legittimi» garantiti dallo Stato di diritto. Il presidente della commissione «Famiglia e vita» della Cee, monsignor Juan Antonio Reig Plá, ha dichiarato che in questo momento «la Spagna sta soffrendo a causa dell’invasione di un laicismo militante e di un femminismo radicale che vuole mettere in discussione le basi stesse della società».
Dura anche l’opposizione. Mariano Rajoy ha accusato Zapatero e la sua maggioranza di aver spaccato profondamente la Spagna e di aver commesso un grave atto di irresponsabilità.

Rajoy ha anche aggiunto che l’opposizione sta studiando la possibilità di un ricorso costituzionale contro la legge.

Commenti