Il progetto di legge per liberalizzare l'aborto promossa in Spagna dal governo socialista di José Luis Zapatero ha superato il suo primo ostacolo parlamentare, e il Congreso dei deputati ne ha iniziato la discussione. A favore del disegno di legge hanno votato il Psoe, i nazionalisti di centrodestra baschi del Pnv, gli indipendentisti catalani di sinistra di Erc i comunisti di Izquierda unida (Iu) e altri partiti nazionalisti in Galizia e Navarra.
La riforma, fortemente osteggiata dai vescovi spagnoli e dal principale partito dell'opposizione di centrodestra, il Partido Popular (Pp) prevede di rendere l'aborto un vero e proprio diritto delle donne entro la 14ma settimana di gravidanza e fino alla 22ma in caso di «rischio per la salute della madre» o «grave malformazione del feto». Fra le disposizioni più controverse del progetto di legge c'è la previsione che le minori di 16 e 17 anni possano abortire senza che i genitori ne siano informati.
Su quest'ultimo punto, in particolare, la ministra per l'Uguaglianza fra uomo e donna, Bibiana Aido, ha assicurato in aula che il governo «cosciente dell'intenso dibattito generato da questa misura, cercherà di trovare un punto di equilibrio fra le diverse proposte dei gruppi, in vista del maggior consenso possibile».
Attualmente in Spagna l'aborto - considerato un reato - è depenalizzato in caso di violenza sessuale entro le 12 settimane, di malformazione del feto entro le 22 settimane o in caso di grave rischio per la salute psichica o fisica della madre, in quest'ultimo caso senza alcun limite di tempo. Le statistiche mostrano che la grande maggioranza delle interruzioni di gravidanza vengono praticate per «rischi psicologici», in alcuni casi oltre il sesto mese. Lo scorso 17 ottobre a Madrid si è tenuta una grande manifestazione contro la riforma, che ha portato in piazza 55.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.