nostro inviato sullAlpe dHuez
Mi sembra molto bello e molto simbolico che proprio in cima allAlpe dHuez, la mecca del ciclismo, esploda in modo eclatante e sfacciato la scandalosa questione spagnola. Primo Sastre, solitario e nuovo leader. Secondo Sanchez, quarto Valverde. Tre ai primi quattro posti, nella tappa più dura e più importante del Tour. È un trionfo per il pavone Zapatero, lennesimo, dopo quello del calcio e di tanti altri. Ma è una sconfitta umiliante per il Tour, che mai come quest'anno sè riempito la bocca di rigore morale e di tolleranza zero. La Spagna che stravince sull'Alpe dHuez, la Spagna in maglia gialla: provino adesso a raccontare quantè attendibile e irreprensibile la loro corsa a prova di dubbi.
Certo, dopo il caso Piepoli-Riccò noi italiani non abbiamo molti titoli per parlare. Ce li siamo giocati tutti. Ma niente può e deve impedirci di gridare che siamo di fronte a uningiustizia. Perché mai, tanta rabbia? Lo sanno tutti, anche se tutti fanno finta di non saperlo: la Spagna è lunica nazione dEuropa ad aver bellamente sorvolato sul più grande scandalo doping della storia, che guarda caso ha sede a Madrid, nello studio del medico praticone Eufemiano Fuentes. DellOperacion Puerto, che ha desertificato il ciclismo in Germania e in Italia - ogni riferimento a Basso e Ullrich non è casuale -, gli spagnoli si sono guardati bene dall'occuparsi. Nella famosa lista in codice dei clienti dopati comparivano sigle come Valv-Piti, o come Amigo de Birillo (Birillo era Basso, dal nome del suo cane). Lo stesso dottor Fuentes aveva parlato di calciatori e tennisti iberici. Cerano cioè pesanti elementi perché anche la Spagna, padrona di casa, facesse il suo bravo lavoro d'indagine e il suo meritorio lavoro di pulizia. Invece niente. Allepoca, dissero, la Spagna non aveva una legge penale antidoping, dunque impossibile agire. Si dà però il caso che almeno a livello sportivo le federazioni potessero muovere un dito. Niente neppure loro. Tutti voltati dall'altra parte. E pazienza se adesso il Tas (Tribunale arbitrato sportivo) ha dato l'ultimatum dei sei mesi perché finalmente gli spagnoli chiariscano la posizione di Valverde. Nellattesa, il tempo è passato. E mentre gli altri decapitavano i propri campioni, la Spagna procedeva imperturbabile, sempre più sorda, sempre più forte. Basso e Ullrich a casa, i Valv-Piti e gli Amigo de Birillo a vincere corse. Cerano tutti gli estremi per boicottarli, per non correre più a casa loro o dove correvano loro, ma tutti - a cominciare dal governo sportivo internazionale - hanno chiuso gli occhi e taciuto. Una cosa assurdamente ingiusta. Una cosa sportivamente vomitevole.
E il Tour? Il Tour, che mostra sempre i muscoli negando liscrizione a questo o a quello, bollandoli tutti come indesiderati, ha gradito gli spagnoli, soprattutto quelli - come Valverde - con addosso il marchio di banche francesi. Perfetto. Un capolavoro di rigore morale. Adesso eccoli tutti qui, in vetta all'Alpe d'Huez, in vetta alla classifica generale, i fenomeni spagnoli. I miracolati dell'Operacion Puerto. Sinceramente, non me la sento di spendere un solo aggettivo per le loro imprese. Il mio spirito sportivo si ribella.
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