Fabrizio Aspri
da Roma
Presente e futuro, Milan e contratto. La vigilia di Spalletti è animata da incubi e sogni a tinte giallorosse. Da una parte Kakà e i suoi diavoli meneghini. Dall'altra Rosella Sensi e quel suo progetto di trattenere a Roma il tecnico più corteggiato del momento. «Basterà fare chiarezza sui programmi - confessa il toscano - e parlare in maniera trasparente. La firma? Oggi o fra tre mesi è lo stesso: non ci sono problemi».
A Trigoria va in scena il festival delle buone intenzioni. L'allenatore invia messaggi da non sottovalutare, la città si coccola il suo eroe e la società pensa al giorno in cui si dovrà parlare di cifre e prolungamenti per allontanare corteggiatori e sirene. Nonostante le «big» del torneo gli strizzino l'occhio, Luciano da Certaldo vuole continuare la sua avventura in riva al Tevere, iniziata nell'estate 2005.
Tutto chiaro, dunque. Anche se, per passare dalle parole ai fatti, Spalletti attende segnali. «Come mi comporterei se altri club mi offrissero il doppio dell'ingaggio? Lo ripeto, basterà fare chiarezza. L'organizzazione è fondamentale. Non ho problemi con la società e rimanere qui mi fa piacere. È tutto a posto». Qualcuno la butta sull'ironico e gli chiede se la Roma dovrà accendere un mutuo per farlo felice. «È una battuta carina», taglia corto, mentre il suo ottimismo percorre in lungo e in largo la capitale e i tam-tam delle radio rendono ancor più viva una vigilia da vivere col cuore in gola. Già, perché numeri alla mano, la Roma non trionfa a San Siro da venti lunghissimi anni. «A Milano si vince comportandosi da squadra attenta - tuona il Mister - ma la voglia di sfatare il tabù può solo incentivarci a fare meglio. Loro dovranno fare la gara della vita per tornare nelle posizioni di vertice. Ma in realtà sono ancora in corsa per lo scudetto: diciassette punti possono essere recuperati. Noi dovremo stare attenti all'estro di Kakà, alla forza di Gilardino, alla furbizia di Inzaghi e all'imprevedibilità di Seedorf. Sarà una partita tosta ma ce l'andiamo a giocare in tranquillità».
C'è tempo anche per rispondere a Brocchi che, senza mezzi termini, ha ammesso che solo l'Inter può perdere lo scudetto e che la Roma non ha il Dna delle grandi squadre. «È vero, i nerazzurri hanno qualcosa in più, ma ci dobbiamo provare». Cominciando a vincere una partita da far tremare i polsi. «Una gara che può rivelarsi la nostra prova del nove».
O che, secondo gli scettici, può rialzare il sipario sulla «crisetta giallorossa». «Probabilmente quella fase deve ancora finire. È come quando si prende l'influenza: se la stoppi a metà non sfocia bene e la prendi di nuovo».
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