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"Spalletti: dicci la verità" Se resta la Sensi lui va

Striscione a Trigoria contro il tecnico, che dopo Firenze ha chiuso con il vertice societario. L’alternativa è la Juve, ma lo stipendio pesa

"Spalletti: dicci la verità" 
Se resta la Sensi lui va

Sui muri di Trigoria ieri trionfava un benvenuto invitante: «Spalletti juventino, Rosella vattene subito». E per colonna sonora la voce rock and roll di un urlante tifoso: «Spalletti dicci la verità...». Già, ci vorrebbe un po’ di verità. Ma Spalletti ha stroncato subito l’idea: «Che verità ti devo dire?...». Una, nessuna e centomila. Così sono, se vi pare, le verità della Roma e della sua corte. Una più di tutte: Spalletti vorrebbe cambiare aria, la Sensi vorrebbe che la cambiasse. Tutti e due hanno nella testa quel c’eravamo tanto amati, che ora non regge più. E così per i tifosi, che non amano la Sensi e sono disposti a sopportare il tecnico, benchè sia chiara la fine di un ciclo.
Tirando i conti, ci sarebbe da domandarsi per qual motivo il pelatone più malmostoso del calcio nostro dovrebbe avere buona stampa e buone offerte. Fa giocare bene le squadre, dicono i sostenitori. Ha vinto poco (coppe Italia e supercoppa) e niente, suggerisce chi bada soprattutto al sodo. Sa mantenere la pace apparente di spogliatoio, insinua chi conosce il dietro le quinte romanista: ci vuol bravura e pazienza a sopportare Totti e le bizze da re di Roma. Spalletti ha avuto minor capacità nell’accettare Cassano e qualcun altro. Fra i meriti va aggiunto quello di gestire squadre che non gli piacciono. Soprattutto non apprezza che la Roma si rivolga sempre agli stessi procuratori, con gli inconvenienti del caso: non avrebbe voluto Baptista, Cicinho e Loria, ma li ha sopportati. Che poi la Roma di quest’anno abbia sbarellato, pur avendo una squadra da scudetto, è particolare non indifferente. E come dimenticare il brutto inizio di campionato? Dovuto alla incapacità di aver occhio lungo su un modulo non più affidabile. Spalletti ci ha messo un po’ per rivedere i concetti. Insomma la buona stampa val più dei risultati reali.

Ed allora ecco rincorrersi le voci che vogliono il tecnico via da Roma e magari diretto a Torino. Allenatore ideale per giocar bene. Ma alla Juve serve vincere. Spalletti guadagna tre milioni e 600 mila euro lordi, molto più di Ranieri. Troppo per le casse juventine. Per l’ambizione che è tanta, il portafoglio potrebbe adattarsi al sacrificio. Ma fra i difetti (o pregi) c’è quello di non saper rinunciare al danaro.
Eppure il nostro è stufo di restare alla Roma. Anche se, per cambiare idea, basterebbe poco: che la Sensi mollasse alla cordata svizzero-tedesca. Vinicio Fioranelli, agente Fifa legato alla vicenda, dice: «È fatta». Subito smentito dalla società. E Spalletti attende con ansia. Tutto il «resto-non resto» ruota intorno al cambio di padrone. Con la Sensi il rapporto si è rotto dopo il viaggio estivo a Parigi, per incontrare Abramovich. Qualcosa ha scricchiolato anche prima. L’affaire Chelsea, quella figura non proprio da conquistatore del calcio inglese, è stata la porta sbattuta in faccia a orgoglio e credibilità. Gli amici consigliarono di prendere un anno sabbatico. Non ascoltò. Qualche mese fa un uomo di fiducia sondò la Juve: per vederne l’effetto. Ora se ne può riparlare. I bookmakers quotano a 2,85 lo scambio di panchine con Ranieri: dunque probabile.
Spalletti e la Juve sono nella stessa condizione: devono ripartire, ricostruire, vincere. L’allenatore è un uomo amareggiato, forse deluso. Il comunicato di Rosella Sensi, dopo Fiorentina-Roma, è stato il colpo basso: messe in dubbio anche le qualità tecniche. Certo, i danari per la Juve sono un bel problema. In Italia quasi nessuno può tener botta a quelle cifre. Il Milan ci ha fatto un pensiero, però Berlusconi ha disegnato un identikit diverso del tecnico ideale. Anche le idee politiche del romanista possono creare un imbarazzo. Berlusconi sopportò a fatica Zaccheroni. Spalletti dicci la verità... Quella voce rimbomba ancora.

Tranquilli: ancora un mese e sapremo.

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