Sparatoria tra gli indagati per il masso dal cavalcavia

Cassino, i tre uomini sono stati coinvolti nell’inchiesta sul gravissimo episodio che costò la vita a un operaio sulla A1

da Cassino (Frosinone)

Due ragazzi feriti da un colpo di pistola sparato da un agente di polizia penitenziaria in servizio al carcere genovese di «Marassi»: sembrava un fatto di cronaca come tanti, ovvero un piccolo regolamento di conti tra «balordi di paese», verificatosi lungo la strada della zona industriale che porta allo stabilimento Fiat di Cassino. Con il passare delle ore, però, sono emersi inquietanti collegamenti con un altro e ben più grave fatto di cronaca: l'uccisione dell'operaio torinese Natale Gioffrè, la cui automobile venne colpita due anni fa da un masso lanciato da un cavalcavia dell'autostrada del sole, a poche centinaia di metri dal luogo della sparatoria di ieri. Tre delle persone coinvolte in quest'ultimo fatto di cronaca, infatti, a tutti gli effetti sono ancora indagate per la vicenda del masso-killer.
Nell’episodio di ieri sono rimasti feriti Fabio Scardamaglia e Marco Di Maggio, 21 e 23 anni, rispettivamente meccanico e disoccupato. Tutto si è verificato nel primo pomeriggio di ieri quando l'auto dei due ha incrociato quella condotta da Dario Pinchera, ventiduenne di Piedimonte San Germano ed agente di Polizia penitenziaria al carcere «Marassi» di Genova. Con quest’ultimo c'erano anche il fratello Simone di venti anni ed il padre. Le due automobili si sono sfiorate, tra gli occupanti deve essere scattato qualcosa in una frazione di secondi, fatto sta che Dario Pinchera ha estratto la sua pistola d'ordinanza ed ha sparato un colpo di calibro nove, un solo colpo che ha colpito entrambi i rivali, in rapida successione, uno alla gamba destra e l'altro al polpaccio sinistro.
Nessuno dei due versa in gravi condizioni, anche se Di Maggio è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico per la rimozione del proiettile.
Al termine di una serata fitta di interrogatori, il sostituto procuratore della Repubblica di Cassino Antonio Verdi ha contestato l’accusa di lesioni gravissime all'agente della Penitenziaria, poi accompagnato agli arresti domiciliari, che si è difeso sostenendo di averlo fatto solo per mettere fine ad una lunga stagione di aggressioni verbali, soprattutto nei confronti del fratello più piccolo.
Il vice questore di Cassino Simeone si è così espresso, nel corso di una conferenza stampa tenuta in tarda serata di ieri: «Siamo in piena fase investigativa e stiamo cercando di capire quanto accaduto anche nei giorni scorsi tra i ragazzi. Certamente è un fatto grave e per questo dobbiamo seguire ogni pista».
Tra le varie piste, c'è anche e soprattutto quella direttamente legata alla vicenda del sasso dal cavalcavia, che ha interessato da vicino i due giovani feriti ieri e il fratello dell’agente che ha sparato.

Un'ipotesi assolutamente non confermata direttamente dagli investigatori, ma che dalla serata di ieri a Cassino ha cominciato a prendere sempre più piede. E altri sviluppi, anche clamorosi, sono attesi già dalla giornata di oggi.

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