Milano è una città dal fascino particolare, che non si mostra al passante distratto, ma si svela, poco alla volta, all'occhio di chi la sa guardare. Solo allora, percorrendo attentamente le sue piazze e le antiche gallerie, osservando le facciate di palazzi e di misteriose residenze borghesi, si potrà cogliere la vera anima della metropoli e dei grandi personaggi illuminati che nei secoli l'hanno attraversata.
Uno fra tutti: Giuseppe Verdi, che qui visse, compose e diresse i suoi melodrammi più celebri e amati, dal Nabucco al Rigoletto, dall'Otello alla Traviata, fino alla morte che lo colpì nel 1901, a 87 anni, nel suo appartamento al Grand Hotel et De Milan.
Al grande compositore, parmigiano di nascita e meneghino d'adozione, è dedicato il nuovo volume «A spasso con Verdi» a cura di Giancarla Moscatelli (Curcilibri, pagg. 256, euro 19). Una interessante e ben documentata guida che, attraverso i luoghi cari al maestro, ci conduce alla scoperta della Belle Époque milanese, sulle orme di quegli edifici, dimore e locali storici dove hanno vissuto o si sono incontrati i grandi letterati, musicisti, pittori e nobili del tempo. Luoghi che all'epoca erano il fulcro della vita cittadina, ma che poi hanno cambiato sede, si sono trasformati, o addirittura non esistono più.
Scopriamo così che l'antica piazza San Fedele, oggi semideserta, era uno dei centri più importanti e animati della città: qui, oltre alla chiesa in cui si recava a pregare il padre dei Promessi Sposi, si trovavano il Palazzo della Questura, il lussuoso albergo Bella Venezia dove alloggiarono Garibaldi, Cavour e Stendhal, la residenza del ministro Giuseppe Prina (demolita dopo il suo assassinio, durante la rivolta del 1814) e il famoso Teatro della Commedia, poi Manzoni, distrutto dai bombardamenti nel 1943 e ricostruito nel Dopoguerra nella sede odierna.
La via più chic? Proprio via Manzoni, allora chiamata corsia del Giardino.
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