Spatuzza day, atto secondo. Questa mattina a
Palermo verranno ascoltati Giuseppe e Filippo
Graviano, boss di Brancaccio, superiori gerarchici
del pentito che ha tirato in ballo Berlusconi e Dell’Utri
associandoli alle stragi del ’93. I due fratelli,
collegati in videoconferenza, sono stati citati dal
procuratore generale per confermare, o confutare,
le dichiarazioni di Spatuzza che con le sue «tardive» confessioni ha fatto riaprire il processo d’appello a Dell’Utri
(ormai avviato a conclusione). Insieme
ai Graviano nell’aula della Corte d’appello
diPalermocompariràancheil bossCosimoLoNigro.
In attesa di sapere se i tre capimafia si avvarrannoono
della facoltà di non rispondere, per capire
chi è davvero Gaspare Spatuzza è utile dare
un’occhiata al suo interrogatorio reso ai pm di Palermo.
Verte sui cinquanta e passa omicidi da lui
personalmente eseguiti per strangolamento,scioglimento
nell’acido, pistolettate alla tempia. Ecco
come l’oracolo Spatuzza dice d’aver lastricato Palermo
di cadaveri innocenti.
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Pubblico ministero: «Lei si era riservato di fare un elenco completo (degli omicidi, oltre 50 persone uccise, ndr). Ha questa lista?».
Spatuzza: «Sì, l'ho preparata. Ci sono tutte le vittime (...). Agli inizi della guerra di mafia, ’81-82, vengo investito da Giuseppe Graviano di dargli un aiutino per stanare Contorno (Totuccio, il pentito, ndr) e persone che erano a lui vicine». Pm: «Quindi... ». S.: «C’è un Certo Di Miceli Filippo, gli davamo la caccia ma è scappato in Belgio. Non è stato ucciso ma è comunque condannato a morte (...)». Pm: «Poi?». S.: «Poi c’è Lombardo (...) lo zio di Contorno. Ma si trovava a Milano. Si è salvato pure lui...». Pm: «Dopo di che». S.: «Poi c’è Mandalà Salvatore, cugino di Contorno, gli ho dato la caccia per stanarlo. Quello ammazzato è l’altro (...). Poi abbiamo Di Fresco Michele o Michelangelo, detto il “bambolo” (...) vengono uccisi lo zio, il padre e il cognato (...). Quindi abbiamo Di Peri Salvatore, di Villabate sarebbe il figlio del Di Peri. Il Di Peri padre e figlio uccisi sono altri». Pm: «Andiamo avanti». S.: «Lombardo Sebastiano, il cognato di Contorno, ha commesso l’errore di essere andato via per paura da Palermo (...). Non c’entrava niente perché era, era veramente un grande lavoratore (...). Viene ucciso senza c’entrarci niente». Pm: «Per questo lei ha subito processi?». S: «Sì, sono stato assolto. Ci hanno assolti tutti». Pm. «Prosegua». S.: «Ora abbiamo Mandala Giorgio, lo zio di Contorno (...)». Pm: «Sempre assolto?». S.: «Sempre, sì». Pm: «Andiamo avanti, dài». S.: «Abbiamo D’Agostino Rosario, cugino di Contorno (...). Era da braccare ma già era stato sentenziato a morte. Poi è stato arrestato, è uscito dietro rassicurazioni di Bagarella (...) È stato ucciso lui assieme con un Taormina Vittorio, sì qua s’è fatto un duplice omicidio in via Oreto Nuova». Pm: «Lei processato e... ». S.: «Assolto». Pm: «Va bene, andiamo avanti». S.: «Lombardo Rosario, c’era sospetto che potesse ospitare Contorno (...) siccome io conosco tutta la famiglia, gli ho detto: è impossibile (...)». È stato ucciso a Belmonte Mezzagno. «Nell’omicidio di Mandalà Giuseppe - prosegue Spatuzza - ricopro un ruolo fondamentale (...)». Pm. «Sì, andiamo avanti allora». S.: «Greco Pietro, lo chiamavamo noi Trentamila lire (...) lo dovevamo sequestrare, attirarlo in un tranello (....). Lo doveva interrogare Graviano (...) perché nel quartiere importunava le donne sposate (...)». Pm: «Prego... ». S.: «Sì, abbiamo un ragazzo che si chiamava Popo della Guadagna, scomparso. Più altri, il Faia Salvatore (...) Con una scusa porto questo Popo in un magazzino (...) gli ho detto che gli devo fare vedere qualcosa e l’ho consegnato agli altri (...)». Pm. «Continui». S.: «Un certo Isidoro, dello Sperone. Non mi hanno processato perché... è scomparso».
Spatuzza passa a elencare altri omicidi in serie, fra cui «un certo Mataliano», poi un «vecchio, non so il nome, che era di Misilmeri» (...). Ecco, ora c’è l’omicidio del prete don Puglisi». Pm: «Se lei sa qualcosa... ». S.: «Per conoscerlo ho impiegato giorni interi, non riuscivo a localizzarlo (...). Mentre sto percorrendo la stradina lo incrocio, sento chiamare “padre Pino”, “padre Pino”, mi giro, e dico: è lui (...). Inizialmente pensavo di investirlo con il motorino, doveva morire (...). Passano 4-5 tentativi (...). Poi pensiamo di ucciderlo con la pistola (...). Arriviamo in via San Ciro (...) vicino casa sua, già si stava avviando (...) siamo scesi contemporaneamente dalla macchina e ci siamo avviati dietro don Puglisi, lo accostiamo, io da sinistra, Grigoli da destra. Dico: “Questa è una rapina”. Lui si gira e mi dice: “L’avevo capito”. Guardo Grigoli e... un colpo in testa».
Per simulare che l’omicidio del religioso fosse opera di un balordo, si decide di addossare la colpa al ladruncolo Diego Alaimo che anni prima aveva osato rubare l’auto di Filippo Graviano. «Lo dovevamo prendere e portarlo a Corso dei Mille, incaprettarlo e gli dovevamo dare anche fuoco (...). Quando è stato ucciso, ho aperto il cofano dell’auto e indicato dove buttarlo (...)». Quanto al sequestro e allo scioglimento nell’acido del piccolo Giuseppe Di Matteo, il pm chiede: «È stato condannato?». S.: «No, c’ho un avviso di garanzia, o qualcosa del genere» (...). Pm: «Andiamo oltre». S.: «Nel ’91-92 si devono compiere omicidi a Roccella (...) ne facciamo uno dentro un bar». Pm: «Quindi l’omicidio di Casella Stefano». S.: «Sì, (...). Poi c’e Bonura, lo chiamavano Sicarreddu, a colpi di pistola alle 7 di mattina (...)». Pm: «Continui». S.: «Ci sono i fratelli Ambrogio, una scomparsa e un omicidio (...) quindi un cantante Gianni Giannuzzi, lupara bianca, (...) poi Vitale Armando... ». Pm: «E Nuscemi l’abbiamo detto?». S.
: «No, manca. E c’è anche Spataro, c’è Savoca Francesco. Ah, sono stato condannato pure per il sequestro di Giammateo Sole, l’ho seguito io, era un’animella, un ragazzino pane e acqua... ». Torturato e ammazzato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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