La spazzatura sotto il tappeto

La spazzatura sotto il tappeto

C on l’ineluttabilità di un raffreddore, sul calcio torna l’ombra dello scandalo. Cose forti, intercettazioni telefoniche che dimostrerebbero come minimo le pressioni di un notissimo dirigente sui designatori arbitrali per ottenere un fischietto piuttosto che un altro. Un’ipotetica realtà che va oltre le leggende metropolitane, scritta dentro un dossier che la procura di Torino (do you remember Guariniello?) avrebbe inviato alla Federcalcio per competenza.
Cose forti perché di presa immediata sul pubblico, storie che fanno male e minano una credibilità del pallone già ai minimi storici. Ora, di fronte ai veleni e a quelle carte di cui tutti i giornali parlano in termini spannometrici, il palazzo del calcio ha deciso di chiudersi a riccio. Anzi, di mettere il lucchetto allo scandalo e di buttar via la chiave. Il motivo? La ragion di Stato. Lo scopo? Non turbare l’Italia pallonara a un mese dal mondiale tedesco. L’effetto voluto? Far dimenticare la faccenda, sospenderla nel limbo delle pratiche inevase per riprenderla in mano a luglio. E affrontare, pubblicando le intercettazioni, un’altra torrida estate di rese dei conti.
Ebbene, non c’è niente di più sbagliato. E vorremmo che qualcuno facesse saltare il catenaccio, togliesse al caso la censura. C’è bisogno di aria fresca, e subito. Nascondere la spazzatura sotto il tappeto non è mai una buona soluzione; prima o poi un ospite inciampa per sbaglio e solleva il polverone. Non si può andare al mondiale col dubbio in testa. Non si può farsi accompagnare in Germania dalla nube tossica dello scandalo. Dai tedeschi arriva l’insegnamento più serio: pur essendo loro gli organizzatori, pochi mesi fa non hanno esitato a scoperchiare la botola dello scandalo arbitrale che li riguardava.
Fateci ascoltare quelle telefonate. Se sono sciocchezze, il lettore per primo ci riderà sopra. Se sono schifezze, via con l’inchiesta. Poi bisognerà tornare a sottolineare la presunzione d’innocenza.

Poi bisognerà turarsi orecchie e naso davanti ai talk show sportivi che già immaginiamo sguaiatamente sbilanciati verso sentenze esemplari. Ma il circo conta poco. Conta la sostanza. Con un vecchio adagio a fare da morale: nel calcio, dove c’è il fumo c’è anche l’arrosto.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica