da Roma
«Un ministro che dice una cosa per un’altra non può restare al governo. Ed è per questo che chiederemo le dimissioni di Tommaso Padoa-Schioppa». Il senatore azzurro, Alfredo Biondi, annuncia che domani il gruppo di Forza Italia al Senato si riunirà a Palazzo Madama per mettere a punto un’iniziativa comune nei confronti del titolare dell’Economia. «Una mozione o una risoluzione per chiedere le dimissioni del ministro - spiega Biondi -; sarebbe inutile muoversi in ordine sparso. Dunque è stato deciso di vedersi domani intorno all’una per scegliere la strada migliore da intraprendere».
Non è questa l’unica iniziativa che Forza Italia intende intraprendere rispetto alla vicenda che vede protagonisti il viceministro Vincenzo Visco e il generale Roberto Speciale. Il capogruppo dei senatori azzurri Renato Schifani ha «formalmente chiesto» al presidente del Senato, Franco Marini, di trasmettere alla Procura della Repubblica di Roma lo stenografico del discorso fatto mercoledì scorso nell’aula di Palazzo Madama da Padoa-Schioppa al termine del dibattito sul «licenziamento» di Speciale da parte del governo.
Schifani ritiene vadano chiarite le accuse rivolte al generale Speciale ed elenca le violazioni che secondo il ministro sarebbero state compiute dall’ex comandante generale della Finanza. Secondo Padoa-Schioppa «il generale Speciale, scientemente e senza ragione alcuna, non avrebbe portato a compimento l’incarico affidatogli dal viceministro Visco in ordine agli avvicendamenti dei quattro alti ufficiali in servizio a Milano». E poi ancora una violazione degli articoli che riguardano il «concorso nella pubblicazione o diffusione di notizie false» visto che, sempre secondo le parole del ministro, «il generale Speciale avrebbe veicolato all’Ansa la notizia concernente l’azzeramento dei vertici della Guardia di finanza che indagavano sul caso Unipol», scrive Schifani. Collegamento che il ministro, «nonostante quanto in senso contrario documentalmente emerge dagli atti dell’indagine Unipol ed è stato ulteriormente confermato dal Giornale, si è ostinato a definire falso», prosegue Schifani.
L’elenco dei reati comprende pure l’abuso in atti di ufficio e falsità in atto pubblico.
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