Roma

Sperlonga, il rifugio dei vip (da Tiberio in poi)

La località offre collaudate specialità locali tra cui i piatti a base di frutti di mare: menzione speciale per peperoni e olive

Renato Mastronardi

A Sperlonga per un trionfo di frutti di mare. Cè chi sostiene che il vecchio borgo marinaro, oggi splendido luogo di villeggiatura estiva, deriverebbe dalle fondamenta dell’antica colonia spartana «Amyclae», scomparsa improvvisamente. Perché, secondo la leggenda, in un periodo imprecisato in tempi remoti, fu invasa dai serpenti. Altri, invece, sostengono che la cittadina venne invasa da feroci nemici che ne uccisero tutti gli abitanti.
Resta il fatto che il toponimo dell’attuale Sperlonga, aggrumata con le sue bianche case, su uno sperone del monte Magno, sulla via Flacca, a sud di Terracina, deriva dalle sue numerose grotte o «Speluncae» che anche Strabone e Plinio ricordano con ammirata attenzione. In queste grotte, agli albori del Medioevo, si installò una piccola comunità di monaci basiliani. Ma il primitivo insediamento urbano, quello che diede poi inizio alla storia civile del borgo, va sicuramente assegnato alla grande arteria di penetrazione dell’Appia (IV secolo a.C.) e successivamente, alla costruzione, anch’essa romana, della via Flacca.
Da questo momento Sperlonga divenne uno dei punti più esclusivi per la villeggiatura dei romani. Soprattutto di quelli «vip». A cominciare dall’imperatore Tiberio che, a Sperlonga, costruì una sontuosa villa e un ninfeo nella grande grotta, affacciata sul mare, che da lui prese il nome di Antro di Tiberio. Cessati gli splendori imperiali e appena giunta la decadenza di Roma, il borgo marinaro fu costretto a misurarsi con le aggressioni saracene che perdurarono almeno fino alla prima metà del Cinquecento. Poi vennero i Borboni del Regno di Napoli e delle Due Sicilie.
Da vedere
Del più antico nucleo medioevale restano il fortilizio e i resti delle due porte, la Carrese o Portella e la Porta Grande o della Marina. Tra i più caratteristici monumenti: il Campanile del Duomo del 1148; il Castello, esistente già nell’VIII secolo; il Mausoleo di Munazio Planco, detto Torre d’Orlando. Ma, di eccezionale portata storica e documentale, è il Museo Archeologico Nazionale, posto lungo la via Flacca e ricco delle scoperte fatte nell’Antro di Tiberio. Fra le opere conservate alcune statue del I, II secolo avanti Cristo, ispirate a personaggi Omerici e Virgiliani e, almeno in parte, forse, firmate, da artisti di Rodi quali Agesandro, Atenedoro e Polidoro.
Da mangiare e da bere
Tra il lago di Fondi e gli scogli del mare di Sperlonga ti seducono non solo le luci del paesaggio, ma anche i sapori della cucina. E non è che manchino gli assaggi della gastronomia «terricola», ma è logico che, nell’insieme, prevalgono i trionfi di frutti di mare o le fettuccine con salsa di scampi o la spigola mediterranea o i bocconcini e tartare di tonno.
Chi vuole dirizzare, invece, per restare abbarbicato ai gusti della terraferma, c’è solamente l’imbarazzo della scelta: gli spaghetti alla chitarra cacio e pepe e i tortelli con mozzarella di bufala, peperoni e olive sono un grido.

Come i vini, figli del Cecerbo e del Falerno.

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