Spesa proletaria: alla sbarra anche D’Erme e Casarini

La «spesa proletaria» alla fine costa cara. In tutto sono 39 le persone rinviate a giudizio dal gup Marco Patarnello al termine dell’udienza preliminare sugli espropri compiuti il 6 novembre 2004 dal gruppo dei disobbedienti nella libreria Feltrinelli di Largo Argentina e nell’ipermercato Panorama che sorge sulla Tiburtina. Fra gli imputati anche Nunzio D’Erme (l’ex consigliere comunale finito sotto accusa qualche tempo fa per associazione criminale finalizzata all’occupazione abusiva di immobili) e Luca Casarini, due elementi di spicco in seno alla corrente «no global». Prosciolti invece «per non aver commesso il fatto» gli altri 66 indagati. Compreso Alessandro Foti, l’unico ad aver chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato: «C’era molta incertezza circa la sua identificazione - ha spiegato l’avvocato difensore Roberto De Vita - inoltre la mera partecipazione alla protesta non significa che abbia preso parte all’azione nei suoi risvolti illegali».
Ora bisognerà attendere il prossimo 19 giugno perché la decima sezione del tribunale penale collegiale sollevi il sipario sul processo. I reati contestati sono di concorso in rapina aggravata e di lesioni. Quest’ultimo però interessa solamente alcuni dei partecipanti, indiziati di aver aggredito un addetto alla sicurezza in servizio quel giorno a Panorama. Eppure doveva trattarsi di una manifestazione di protesta di natura pacifica. Una sorta di operazione mediatica rivolta a sensibilizzare l’opinione pubblica su temi difficili quali il carovita e il precariato. A questo scopo i «disobbedienti» avevano fatto incetta di merce nell’ipermercato sulla Tiburtina (pretendendo, una volta sbarcati alla cassa col carrello pieno, di pagare un «prezzo politico»). In quell’occasione secondo gli investigatori sarebbero stati sottratti generi alimentari, capi di abbigliamento vari, materiale fotografico e strumenti informatici: ovvero 36mila euro. Il doppio di quanto denunciato dalla Feltrinelli del centro storico dove, sempre il 6 novembre, si era presentato nel pomeriggio un altro gruppo di attivisti.
Dalla parte degli accusati si sono schierati alcuni esponenti del centrosinistra. «Le pesanti imputazioni a cui si è giunti evidenziano il tentativo di demonizzare il movimento contro il precariato - ha affermato il vicepresidente del consiglio provinciale Nando Simeone - condizione che coinvolge migliaia di lavoratori. Quanto avvenuto nel supermercato Panorama altro non rappresenta che una manifestazione di disagio che peraltro accomuna milioni di cittadini vessati dal rincaro dei prezzi». Sulla questione si è soffermato anche il capogruppo comunale dei Comunisti italiani Fabio Nobile: «Nonostante non abbia condiviso la manifestazione sul piano formale, ritengo che accusare i militanti che vi hanno preso parte di rapina aggravata sia un errore al quale va posto rimedio al più presto. Non si possono criminalizzare movimenti che attraverso azioni simboliche cercano di mettere l’accento su importanti questioni sociali». La decisione presa dal gup Patarnello non è andata giù nemmeno a Rdb-Cub: «Quel giorno migliaia di precari e di disoccupati hanno dato vita a diverse iniziative di lotta e a una grande manifestazione per le vie di Roma rivendicando un impiego stabile e sicuro. Ma la risposta del governo è stata quella di criminalizzare il movimento al fine d’impedire che le lotte contro il precariato e il carovita assumessero un carattere di massa.

Nell’esprimere la nostra solidarietà agli imputati ci sta a cuore sottolineare che i temi della precarietà e dei diritti costituiscono ancora oggi questioni di assoluta gravità, sulle quali l’attuale maggioranza governativa farebbe bene a interrogarsi seriamente».

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