"Dopo 56 anni di carriera mi seguono anche i giovani"

La cantante sabato ad «Amici», poi sarà in tour in Brasile «Vorrei incidere i classici di Mina, Battiato o Vasco»

"Dopo 56 anni di carriera mi seguono anche i giovani"

Dopotutto, Rita Pavone ha debuttato nel 1962 ma sembra ieri. Parla sempre con l'entusiasmo di quando aveva sedici anni e ha lo stesso garbo dell'esordiente che ha tanta voglia di mettersi in gioco. «Le persone non si giudicano dall'età ma da quello che sanno dare», spiega come sempre senza fermarsi un istante. Non a caso, sta preparando i bagagli per il Brasile visto che «dal 10 al 21 maggio sarò in tour con la mia band tra San Paolo e Rio de Janeiro, mi cercano anche trasmissioni tv importanti. Poi forse torno a esibirmi in Argentina». E in futuro potrebbe incidere un disco di classici italiani, da Mina a Vasco a Battiato. Prima però (cioè domani sera) porterà il proprio entusiasmo ad Amici di Maria De Filippi su Canale 5 e sarà una bella gara tra la sua emozione e quella dei ragazzi che duetteranno con lei. In fondo, da La partita di pallone fino all'ultimo disco Masters passando per Gian Burrasca e i «musicarelli» o lo strepitoso successo all'estero, è diventata il simbolo dell'artista che si è costruita da sola ed è sempre stata fedele a se stessa: «E dire cinquantasei anni dopo il debutto non ho ancora smesso di avere progetti». Quando si dice l'entusiasmo.

Forse è per questo, Rita Pavone, che anche i giovanissimi la conoscono bene.

«Più passa il tempo e più mi accorgo di piacere anche a un pubblico di giovani che mi ama. Buon segno: vuol dire che ho ancora un futuro».

Partiamo da domani sera. Cosa farà ad Amici?

«Canterò qualcosa del mio repertorio con i ragazzi e poi interpreterò un brano di Masters, quella Se potessi amarti ancora firmata da Burt Bacharach con il testo in italiano di Enrico Ruggeri».

Rita Pavone a un talent show.

«Mi piace Maria De Filippi, ha saputo inventarsi un modo di fare tv molto personale ed è molto popolare tra i giovani. Tra l'altro sono stata ospite tanti anni fa a C'è posta per te, quando ancora non c'era l'abitudine di invitare personaggi famosi. Io ero lì perché un signore aveva espresso nel testamento la volontà di farsi seppellire con tutti i miei dischi nella bara e la moglie non era d'accordo...».

Anche lei è stata lanciata da una sorta di talent show.

«Ho iniziato a cantare a nove anni ma se non fossi passata ad Ariccia a quell'iniziativa di Teddy Reno, forse avrei smesso».

Perché?

«Perché mi ero già fatta un certo nome nel torinese ma io volevo di più, volevo i grandi teatri e temevo che non sarei mai riuscita ad arrivarci».

Al Festival ha trovato non solo un contratto ma anche l'amore della vita.

«Teddy ed io abbiamo festeggiato pochi giorni fa cinquant'anni di matrimonio. Per questo amore avevo tutti contro perché io ero giovanissima e lui aveva vent'anni più di me, ma credevo in quel che facevo».

È il suo «x factor», quello che l'ha portata nel 1965 all'Ed Sullivan Show sulla Cbs per cinque volte.

«Ed Sullivan veniva spesso in Italia, per questo invitò spesso Topo Gigio nel suo talk show (sorride - ndr). Da lui incontrai personaggi fantastici come Duke Ellington o Ella Fitzgerald, che mi chiese persino una foto per suo figlio Philip».

Fu lui a lanciare Elvis e poi anche i Beatles negli States.

«Registrai il mio terzo disco a Nashville con Chet Atkins e lì incontrai Elvis. Aveva i Ray-ban gialli, che da noi non c'erano ancora, era bellissimo. Arrivò a mezzanotte meno un quarto per registrare un brano insieme con il suo staff. Mi avevano detto che il colonnello Parker, il suo temutissimo manager, non voleva che nessuno lo disturbasse. In realtà, fu Elvis a riconoscermi e a dire: Ma io ti conosco, sei la ragazza italiana!. Io mi girai per chiedere a mia mamma se non stessi sognando...».

Quando ha smesso di sognare?

«In realtà non ho mai smesso. Ho sempre creduto di vivere una favola, perciò non ho mai perso la testa».

Anche mezzo secolo di matrimonio sono una favola.

«Oggi nei rapporti d'amore c'è meno pazienza. E c'è la convinzione di poter cambiare il partner. In realtà con la convivenza le incompatibilità aumentano, invece di diminuire. Insomma bisogna accettarsi. Pensi che Teddy, che va per i 92 anni, in casa sta sempre in pigiama, è una sua abitudine.

Quando lo critico, mi dice che gli fanno sempre i complimenti per la sua eleganza e io ogni volta gli rispondo: sì ma solo quando esci, ogni tanto vorrei vederti elegante anche io in casa... Santa pazienza» (e giù con una risata da eterna Gian Burrasca - ndr).

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