Cultura e Spettacoli

Una piccola impresa meridionale

Papaleo prete in esilio conferma il suo talento

Nel 2010, Basilicata coast to coast salutò il positivo debutto di Rocco Papaleo come autore e regista cinematografico. Un'opera coraggiosa, con qualche vizio di forma, che si distaccava dall'asfittico panorama italiano del grande schermo. A distanza di tre anni, e con il peso da affrontare dell'esame di un'opera seconda, che tanti presunti talenti ha fatto naufragare, Papaleo si ripresenta nelle sale con il nuovo Una piccola impresa meridionale, tratto dal suo romanzo omonimo. Ebbene, non solo l'artista di Lauria riconferma le cose buone viste con il suo film d'esordio, ma mette in mostra, con questa pellicola, il suo innegabile talento e una maturità espressiva più complessa e non usuale. Un bella commedia amara che mette in discussione il concetto tradizionale di famiglia. Quella dell'ex prete, Don Costantino (Papaleo), sta attraversando un momento turbolento. La sorella Rosa Maria (Potenza) ha mollato il marito (Scamarcio) per un misterioso amante. La madre (Giuliana Lojodice), delusa, temendo le chiacchiere del paese, «esilia» il figlio spretato nel vecchio faro di famiglia, in disuso. Qui, l'isolamento dura poco. Viene raggiunto da una ex prostituta (Bobulova), dal cognato tradito, da una piccola ditta di ristrutturazioni chiamata a riparare il tetto che perde, dalla sorella con amante e, infine, dalla madre stessa che non può più sopportare la vergogna. Man mano che il faro verrà restaurato e trasformato in albergo, anche le vite dei singoli occupanti saranno riparate. Aiutandosi reciprocamente, scopriranno il senso profondo della famiglia, meglio se allargata, abbattendo quelle convenzioni sociali che imbrigliavano le loro esistenze. Il faro tornerà a far luce, a illuminare, perfetta metafora della rinascita dei suoi abitanti.

Una sceneggiatura brillante, un cast che si supera in bravura, una colonna sonora perfetta e un autore, Papaleo, che faremo bene a tenerci stretto.

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