Sanremo 2020

Achille Lauro, il passato difficile e il riscatto con la musica

Il giornalista Carmelo Abbate racconta il passato difficile di Achille Lauro: "Molti amici sono scomparsi, qualcuno è finito in prigione, qualcuno è morto. Lui è in bilico, lo tiene a galla il rap"

Achille Lauro, il passato difficile e il riscatto con la musica

Nel Festival di Sanremo recentemente conclusosi, Achille Lauro è stato sicuramente il personaggio che ha più fatto discutere, e uno dei pochi che è riuscito a imporre il suo immaginario al grande pubblico, grazie alla ribalta del Teatro Ariston.

Per capire un artista è spesso doveroso indagare il suo passato. Nel caso di Achille Lauro, questo passato, è stato lui stesso a raccontarlo nella sua autobiografia "Sono io Amleto". Ma adesso arrivano anche le parole del giornalista e scrittore Carmelo Abbate, che ha estratto un brano dal suo libro "Le storie degli altri: viaggio nella vita e nel cuore di chi non ha voce", e l'ha ripostato sui suoi profili social.

Abbate esordisce così: "Lui è Lauro. Nasce a Roma nel 1990. È un bambino brillante, eccentrico. Cresce in una normale famiglia borghese. Frequenta le elementari". Come nella tradizione millenaria delle fiabe, arriva a questo punto la rottura dell'equilibrio iniziale, che andrà restaurato tramite le mille peripezie a cui sarà sottoposto il protagonista: "Sembra un giorno come un altro. I genitori hanno una comunicazione importante da fare. Basta cene fuori, vestiti o telefonino, siamo pieni di debiti. Lauro conosce il significato della parola rinuncia".

"Esce con gli amici, finge di aver già mangiato, si vergogna a dire che non ha soldi. Paura, ansia, rabbia lo divorano. Ha 12 anni. Vuole tutto quello che non ha", prosegue Abate. In questa cornice di sofferenza, Achille Lauro sceglie la strada più discutibile: "Spaccia, ruba motorini, li rivende. Entra in un supermercato con gli amici e la fidanzata. Ha una pistola. Dammi i soldi, cazzo, in fretta. Eccoli, li stringe tra le mani. È eccitato. Ha 14 anni".

In questo momento Achille Lauro rimane solo: "Lauro resta a Roma con il fratello più grande. Sono soli. [...] Sono allo sbando". La musica sembra l'unica ancora di salvezza: "Il fratello fa il deejay per un gruppo rap della zona. Lauro ascolta la loro musica, assorbe le rime, la solitudine degli emarginati. Frequenta feste, rave, si sballa, si perde. La differenza tra essere e avere si annulla. I compagni di strada sono la sua nuova famiglia".

"Molti amici sono scomparsi, qualcuno è finito in prigione, qualcuno è morto. Lui è in bilico, lo tiene a galla il rap". A questo punto Achille Lauro pubblica il suo primo lavoro e ottiene un contratto con l'etichetta di Marracash. Dopo tanto errare, la musica l'ha salvato: "Con i soldi guadagnati paga i debiti di famiglia e ricompra i gioielli della nonna che la madre aveva impegnato. Il successo è una botta di adrenalina".

L'equilibrio iniziale, almeno dal punto di vista materiale, sembra restaurato, ma l'anima di Achille Lauro non può dimenticare il periodo di sofferenza: "Ora ha tutto, ma la rabbia è sempre la stessa. Il desiderio di possedere lo divora". Sanremo è per lui il riscatto e la libertà di non lasciarsi intimorire dal giudizio altrui: "Si traveste da San Francesco, Ziggy Stardust, la marchesa Casati e la regina Elisabetta". "Voglio osare, disprezzo le convenzioni, di quel che pensate me ne frego", chiosa Carmelo Abbate, citando l'ultima produzione di Lauro.

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Lui è Lauro. Nasce a Roma nel 1990. È un bambino brillante, eccentrico. Cresce in una normale famiglia borghese. Frequenta le elementari. Sembra un giorno come un altro. I genitori hanno una comunicazione importante da fare. Basta cene fuori, vestiti o telefonino, siamo pieni di debiti. Lauro conosce il significato della parola rinuncia. Esce con gli amici, finge di aver già mangiato, si vergogna a dire che non ha soldi. Paura, ansia, rabbia lo divorano. Ha 12 anni. Vuole tutto quello che non ha. Spaccia, ruba motorini, li rivende. Entra in un supermercato con gli amici e la fidanzata. Ha una pistola. Dammi i soldi, cazzo, in fretta. Eccoli, li stringe tra le mani. È eccitato. Ha 14 anni. I genitori cambiano città. Lauro resta a Roma con il fratello più grande. Sono soli. Non sono capaci di prepararsi nemmeno un piatto di pasta. Sono allo sbando. Il fratello fa il deejay per un gruppo rap della zona. Lauro ascolta la loro musica, assorbe le rime, la solitudine degli emarginati. Frequenta feste, rave, si sballa, si perde. La differenza tra essere e avere si annulla. I compagni di strada sono la sua nuova famiglia. Gente come lui, senza prospettive, senza futuro. Passano gli anni. Lauro è solo. Molti amici sono scomparsi, qualcuno è finito in prigione, qualcuno è morto. Lui è in bilico, lo tiene a galla il rap. Pubblica la sua prima raccolta di canzoni. È il 2013. L’etichetta di Marracash lo mette sotto contratto. Achille Lauro diventa il nuovo volto del rap italiano. Con i soldi guadagnati paga i debiti di famiglia e ricompra i gioielli della nonna che la madre aveva impegnato. Il successo è una botta di adrenalina. Alberghi, donne, vestiti. Ora ha tutto, ma la rabbia è sempre la stessa. Il desiderio di possedere lo divora. È il 2020. Partecipa a Sanremo, si traveste da San Francesco, Ziggy Stardust, la marchesa Casati e la regina Elisabetta. Voglio osare, disprezzo le convenzioni, di quel che pensate me ne frego. . . . Nelle Storie degli altri c’è la tua vita, la tua carne, la tua anima. Il mio libro è in vendita SOLO SU AMAZON. Clicca sul link in bio #carmeloabbate #storiedeglialtri #achillelauro #sanremo #trapitalia #rapitaliano #sanremo2020

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