Paolo ScottiRoma Il dettaglio sfugge, di solito, anche ai cinefili più indagatori. Se analizzate la scena di Ben Hur con gli schiavi nella galea, chi troverete incatenato ai remi, proprio dietro il protagonista Charlton Heston? Lui: Lando Buzzanca. «Avevo 23 anni, ero un povero disgraziato, e ne avevo tutto l'aspetto ride oggi l'attore - Per questo mi presero per fare lo schiavo: Questo c'ha proprio la faccia del morto di fame. In cinque giorni guadagnai 65mila lire. Non le avevo mai viste tutte insieme in vita mia». Del resto, quella delle avventure inattese è ancor oggi una costante, nella carriera dell'Homo Eroticus più popolare del cinema italiano. «Ma vi pare che a ottant'anni suonati io possa partecipare ad una follia come Ballando con le stelle?»Siamo solo alla seconda puntata, e s'è già pentito?«Non avrei mai immaginato che fosse tanto faticoso. Io, poi, per il ballo sono proprio negato. Se mi dicono piede destro avanti, piede sinistro indietro, devo fermarmi a ragionare quale dei due è il piede destro».E allora chi gliel'ha fatto fare, scusi?«Diciamo che sto cercando di chiudere un cerchio. In 56 anni di carriera ho fatto di tutto. Mi mancava solo il ballerino. Quand'ero ragazzo io, i maschi al dancing ci andavano per acchiappare; solo le donne erano lì per il cha-cha-cha. Non c'è niente da fare: il ballo è femmina».In che senso?«Gli ultimi tempi non sono stati facili, per me. Cinque anni fa mia moglie Lucia se n'è andata, dopo 57 anni di matrimonio, lasciandomi nella disperazione. Fosse per me, oggi passerei tutto il tempo su un divano. Allora un mio caro amico mi ha detto: scuotiti, buttati. Forse è l'occasione giusta per ricaricarti un po'».Eppure lei in passato è stato anche uno sportivo.«Ero nuotatore. E portiere di calcio, di quelli che parano i rigori. Ma mollai tutto per la recitazione: il primo novembre 1953 saltai sul treno per Roma, con mio padre che m'inseguiva minacciando di chiamare i carabinieri. Nella capitale vivevo senza niente: mangiavo dagli amici, dormivo dove capitava, se capitava».E Lucia?«Un giorno mia madre mi scrive fermoposta: Non voglio passare un terzo Natale senza di te. Allora torno. E la sera stessa conosco questa ragazza di diciotto anni. Ma era come se la conoscessi da sempre. Un anno dopo, mentre lei tiene in braccio il primo figlio, le dico: Vado a Roma, mi prendono all'Accademia Sharoff. E lei: Ma torni?. E io: Torno se tu mi aspetti. Beh: mi aspettò tre anni. Queste sono le donne. Quando sono donne. E oggi senza di lei sono niente. Solo lei sapeva chi sono io. Io ancora non lo so».Finché nel 1961 Pietro Germi la sceglie per Divorzio all'italiana. E nel 1971, con Il merlo maschio e Homo-Heroticus, lei esplose come il fenomeno del box office cinematografico italiano.«Ancora non capisco perché. Ma funzionavo molto, come sex symbol. Autoironico, naturalmente. Però ho sempre rifiutato la commediaccia scollacciata. Quando mi proposero un Adamo ed Eva in cui avrei dovuto recitare con indosso solo due foglie di fico, una davanti e l'altra dietro, allora capii che bisognava finirla lì. Signori miei dissi - io torno ai miei amati Shakespeare e Pirandello. Voi trovatevene un altro».Dopodiché molte difficoltà, e perfino qualche ostruzionismo palese, causato dalle sue idee politiche. Sono sempre stato di destra. E questo in un ambiente che è (o dice di essere) totalmente di sinistra, non facilita. Mi hanno boicottato per anni, in mille modi: negandomi i teatri, addirittura assegnandomi i premi e poi rifiutandosi di consegnarmeli. Ma io ho sempre tenuto presente l'esempio del mio maestro Pietro Germi».E cioè?«Lui era socialdemocratico. Eppure dai comunisti è sempre stato calunniato, sminuito, osteggiato. C'è voluto l'Oscar, perché si decidessero a riconoscerne il valore, e accantonassero i pregiudizi politici».Oggi però lei è al culmine di una seconda carriera, soprattutto tv, con fiction come Mio figlio e Il restauratore, e che con I vicerè l'ha portata al Globo d'Oro. «E al cinema sto per vivere un'altra esperienza inattesa.
Dopo mezzo secolo quale merlo maschio farò il mio primo ruolo da gay. In Chi salverà le rose?, opera prima di Cesare Furesi, sarò il compagno di Carlo Delle Piane. Viviamo insieme per decenni, finché io mi ammalo e muoio. Per qualcuno una banalità, forse. Ma per me un' assoluta novità!».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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