Alexandra, un prodigio che danza al pianoforte

La piccola Dovgan ha 11 anni e non smette mai di suonare. Stasera in concerto a Brescia

Alexandra, un prodigio che danza al pianoforte

Segnatevi il nome di questa pianista: Alexandra Dovgan, 11 anni, di Mosca. Salvo incidenti di percorso, è destinata a una carriera da urlo. È un talento puro e ha il carattere per assecondarlo. Oggi Dovgan fa il suo debutto italiano, a Brescia, su invito del Festival Pianistico di Brescia e Bergamo, la manifestazione di riferimento del pianoforte.

È tutto molto naturale in questa fanciulla dai modi eleganti, con fare e postura da ballerina di danza classica. È seria anche quando sorride, ma non ha nulla della nerd-smanettona del pianoforte anche se di fatto la tastiera è la sua seconda pelle. La Scuola (di Musica Centrale di Mosca) inizia alle nove del mattino con le discipline ordinarie, dalla matematica alla letteratura, poi via con le lezioni di musica fino alle nove di sera, «ma anche quando non suono, non smetto di studiare. Posso osservare lo spartito, sentendo questa musica dentro di me, pensandoci. E se non smetto di pensare, vuol dire che non smetto di studiare» spiega la prode Alexandra, vincitrice del suo primo concorso a 7 anni, la prima di una serie di medaglie. Sta crescendo in una famiglia di musicisti, «mio padre è un pianista e mamma è un'insegnante di musica. Ho iniziato ad ascoltare musica da piccola, prendendo lezioni di piano a 4 anni» continua. In sette anni di studi, sotto la guida Mira Marchenko, ha già costruito uno strabiliante bagaglio di competenze tecniche al servizio di una musicalità istintiva, in tale senso ci ricorda Daniil Trifonov.

Fa una media di quattro concerti al mese, «non pochi se si considera che vado anche a scuola», puntualizza. Troppi? Del resto, è lì, nelle sale da concerto che si completa la formazione di un interprete che imploderebbe se l'unica realtà fossero le aule di un conservatorio. Del pubblico nessun timore. «Durante i concerti sono molto concentrata e non presto grande attenzione all'ambiente esterno. Penso alla musica, a ciò che suono, e a null'altro. Una volta suonavo all'aperto a Suzdal, una bellissima e antica città russa. Prima del concerto si sentivano le campane, avrei voluto che suonassero durante la mia esecuzione. Alla fine del concerto, con mia grande delusione, realizzai che ciò non era avvenuto. Poi mia madre mi disse che le campane avevano suonato, solo che io non le avevo sentite». Alexandra viaggia con papà o mamma, ma per il debutto italiano verrà l'intera famiglia, compreso il fratello Vitya, di 6 anni. «Frequenta una scuola di matematica speciale. Gioca a calcio. Anche lui ha un grande interesse per la musica, probabilmente in futuro proverà a suonare il piano, il sax o il violino».

C'è qualcosa oltre il pianoforte? «I pattini, poi adoro la danza, a casa ho le scarpette e mi diverto a ballare sulle punte». Ma la passione che vien subito dopo quella per il pianoforte è la pittura. «Mentre studiavo Children's Corner di Debussy ho dipinto un quadro per ogni pezzo musicale. Volevo accompagnare con disegni anche le parti dell'Album per la gioventù di Ciajkovskij, ma non sono riuscita a ultimare. Mi piace tradurre in disegni ciò che passa per la mente. Spesso faccio quadri di grandi dimensioni su pattern da colorare, di quelli che si trovano nei negozi di bricolage». Predilige libri di avventure e fiabe, in questi giorni ha in valigia Tom Sawyer, «me lo ha consigliato mio fratello». La dipendenza dai social non è certo motivo di discussione fra Alexandra e i genitori, «non ho nessun social, non avrei il tempo per seguirli. Solo un canale youtube dove postare qualche mio concerto» risponde pragmatica.

Ha già avuto la benedizione dei grandi della musica in Russia. Grigorij Sokolov, pianista-mito, assisterà al concerto di oggi. Valerij Gergiev, che già l'ha diretta, l'ha inclusa nel suo festival delle Notti Bianche: «Molti credono che sia molto severo, in realtà non bisogna temere di suonare con lui. Come solista, ho sentito il suo sostegno, mi ascoltava», osserva la ragazza. Il sogno? «Eseguire Chopin con Mikhail Pletnev, ma probabilmente è irreale. Sogno di suonare nella sala del Concertgebouw di Amsterdam, è grande, bella e famosa.

Mi piacciono la Carnegie Hall e la Berlin Philharmonie, che ha un'acustica incredibile, nonostante tanti spigoli». Tra i ricordi di viaggi: «Ad Amsterdam ho visto donne in abiti da sera elegantissimi andare al Concertgebouw in bicicletta. Questa immagine mi è rimasta impressa nella mente».

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