Roma - Un’americanata a Roma, con copia e incolla dalla sceneggiatura de Lo sceicco bianco di Fellini e un Roberto Benigni nella sua peggiore resa cinematografica. Ecco To Rome with Love, film scritto, diretto e interpretato da Woody Allen, ieri a Roma per lanciare la sua ultima cartolina europea. Dopo Londra, Barcellona e Parigi, tocca alla capitale far mostra di sé dentro una commedia ideata per piacere al mercato Usa: infatti il 14 giugno quest’ode a uno spirito capitolino del tutto fittizio aprirà il festival di Los Angeles, iniziando il suo lucrativo percorso nord-americano. Pace fatta, allora, tra il puritano pubblico Usa, che non scorda la spinosa vicenda di Woody con la figlia adottiva, quindi moglie-bambina Soon Yi, e Allen, pronto a girare tra Manhattan e San Francisco il suo prossimo film cartolinesco?
È probabile e del resto i siti americani, data la vocazione turistica del regista, da tempo gli consigliano varie città a stelle e strisce, bisognose di rilancio. Da noi, intanto, pare imponente la distribuzione Medusa, qui pure produttrice, con 600 copie a partire da venerdì, ma non è bastato allineare Alec Baldwin, Penelope Cruz, Jesse Eisenberg e Roberto Benigni davanti ai microfoni per creare effervescenza intorno al solito prodotto che deve macinare numeri comunque. La storia? Una coppia di Udine (Alessandro Tiberi e Alessandra Mastronardi) piomba a Roma, perché gli zii di lui devono trovargli un posto di lavoro: lei, fissata con il cinema, incontrerà una star (Antonio Albanese), che vuol portarsela a letto. Lui si accompagnerà a una prostituta (Penelope Cruz), che gli insegna a campare in camporella. E in questo blocco narrativo, la sceneggiatura viene pari pari dal primo film importante di Fellini, Lo sceicco bianco appunto.
«Se c’è un riferimento a film italiani, è del tutto inconsapevole. Nel corso della mia vita ho assorbito tanto cinema italiano, quindi forse ho sviluppato ciò che ho assorbito», sorvola Woody. Negli altri episodi, legati dall’amalgama di Trastevere, un architetto americano (Alec Baldwin) ritrova se stesso ragazzo in uno studente di architettura americano (Jesse Eisenberg), alle prese con la fidanzata e un’amica mitomane di lei (Ellen Page). Nel contempo, il pensionato Jerry (Woody Allen) giunge a Roma con la moglie psichiatra, per conoscere il fidanzato della figlia e la famiglia di lui, incluso il consuocero, addetto alle pompe funebri e Pavarotti in pectore. Luoghi comuni a piovere: dagli italiani tutti cantanti (ma sotto la doccia), al mandolino che titilla ogni scena; dal gran gesticolare alla fissazione col cibo, presa in giro da Jack e Monica, che preparano il sugo annegandolo nel vino («gli italiani fanno così»), le banalità si sprecano. E canottiere, ovviamente, come nella scena finale, con un uomo in canotta, affacciato al balcone su Piazza di Spagna per chiudere in bellezza. E il Benignaccio? Qui fa il signor Pisanello, un qualsiasi impiegato che diventa famoso senza un vero perché. Ma quando esce dal cono di luce, lui esce pazzo: un po’ patetico vederlo scalmanarsi in Via Veneto, mentre mostra i boxer per tirare la volata a una marca di intimo, sponsor del film. Tessute le lodi di Woody («un genio superiore che unisce Bergman e Groucho Marx»), anima con la politica un suo minishow, imbeccato da chi vorrebbe farlo parlare di Berlusconi. «Alla luce di oggi, questa pare piuttosto la storia di Renzo Bossi: escort, feste, belle auto.
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