Cultura e Spettacoli

Un "Almamatto" svela quel pizzico di follia che ci rende noi stessi

Da Colette a Breton, da Dick a Van Gogh: ogni giorno ha il suo "pazzo protettore"

Un "Almamatto" svela quel pizzico di follia che ci rende noi stessi

Il matto di ieri, 27 settembre, è Maria Johanna Elselina Versfelt, scrittrice, attrice e avventuriera (1776-1845). A 15 anni si sposa con un mercante di Amsterdam, a 20 divorzia e passa la vita al seguito delle campagne napoleoniche, saltando dal letto di un generale all'altro. I suoi amori riempiono gli otto volumi di Memorie di una contemporanea, un successo. Il matto di oggi, 28 settembre, è André Breton, l'inventore del Surrealismo. Inutile dire che per Breton la malattia mentale non esisteva, era una modalità d'espressione di uno stato interiore. Le stesse definizioni di «pazzia» e «normalità» erano per Breton puramente suggestive, non avendo niente di scientifico. Tra l'altro Breton non parlava per sentito dire. Durante la Prima guerra mondiale, studente di medicina, lavorò negli ospedali psichiatrici che accoglievano i reduci in preda ai sintomi dello stress post traumatico. Breton, dopo il Manifesto del Surrealismo (1924) celebrerà la malattia mentale come rivelatrice di verità profonde, sottolineando il valore delle allucinazioni e delle visioni oniriche.

Sono due storie tratte dall'Almamatto. Un matto al giorno. 365 tipi strani (+1) che hanno cambiato il mondo (Baldini+Castoldi, pagg. 210, euro 25). Il libro è realizzato da una squadra di psicoterapeuti, coordinati da Giampietro Savuto, e se lo comprate, oltre a regalarvi ore di lettura appassionante, sosterrete il progetto del Centro Crisi di Lighea Eos Impresa Sociale. Tutti i proventi delle vendite vanno in beneficenza.

Non siete curiosi di sapere chi sia il vostro matto protettore? Io sì. Il 3 agosto è il giorno di Colette, scrittrice e attrice teatrale (1873-1954). Nel 1891 sposa Henri Gauthier-Villars, per gli amici Willy, donnaiolo, scialacquatore, truffatore. Willy si accorge del talento della moglie, e le chiede di scrivere la storia della sua vita di ragazza. Successone. Purtroppo per Colette, Willy ha firmato i romanzi al posto suo, rubandole la proprietà degli scritti. Finisce male. Colette va in depressione, si risposa un paio di volte e poi si innamora di Missy, pseudonimo della marchesa Mathilde de Morny, che si vestiva (sempre) con abiti maschili. Diagnosi dell'Almamatto: «Trasgressione, Ribellione, Rifiuto delle norme, Perimetro morale allargato, Sfida alle convenzioni. E intelligenza. Una eroina moderna, molto contemporanea». Avrete capito che i matti di questa comoda «agenda», bellissima da consultare, non sono sempre clinicamente matti. Anzi, lo scopo dell'Almamatto è mostrare che una scheggia di follia è dentro ognuno di noi, e talvolta è la nostra parte creativa. Questo senza assolutamente relativizzare il disagio psichico, ben noto agli autori.

Torquato Tasso era probabilmente un vero caso psichiatrico. Diagnosi: schizofrenia paranoide con deliri mistico-persecutori. Ludwig Wittgenstein, in via ipotetica, soffriva della sindrome di Asperger, una forma di autismo ad alta funzionalità. La nevrosi accertata di Carlo Emilio Gadda era, in termini psicoanalitici, la conseguenza di un complesso d'Edipo ben strutturato. Nevrosi e agorafobia hanno tormentato il maestro di Gadda, il grande Alessandro Manzoni. Nikola Tesla era ossessionato dal numero 3. Dino Campana sentiva le voci e fece 14 anni di manicomio. Antonin Artaud fu «curato» con l'elettroshock. Tommaso Campanella si finse matto per evitare la pena di morte, dopo aver ordito una bizzarra congiura per liberare la Calabria dal malgoverno spagnolo. Gilles de Rais, noto come Barbablù, fece strage di 140 bambini per realizzare i suoi sogni da occultista. Friedrich Wilhelm Nietzsche abbracciava i cavalli. Francisco Goya era convinto che nell'oscurità, fuori dalla sua abitazione, si tenessero orribili riti satanici, oggetto delle Pitture nere che adornavano l'intero ingresso della casa. Durante un viaggio nella Spagna del Sud rischiò di perdere la testa per una malattia tuttora misteriosa. Philip Dick era convinto di essere controllato dall'Fbi. Era convinto anche che i sovietici si stessero impadronendo dei suoi pensieri. Infine ebbe stati di allucinazione durante i quali gli venne il sospetto che fossimo ancora all'epoca dell'Impero romano. Non mancarono crisi mistiche. Spiegazione facile: se ti nutri di amfetamine, e non dormi mai, è facile avere crisi di tipo paranoide. Spiegazione difficile: la paranoia è un brillante metodo di conoscenza.

Giordano Bruno Guerri, nella sua biografia di Van Gogh ha raccolto le malattie attribuite a Vincent: crisi maniacali acute con delirio diffuso, stati crepuscolari episodici, psicosi epilettoide, demenza, psicopatia, psicosi degenerativa, reazione schizomorfa di Kahn, tumor cerebri, predisposizione schizoide ed epilettoide scatenata dalla luce, schizofrenia fasica, dementia precox, meningoencephalitis luetica, psicosi da esaurimento, psicosi atipica da costruzione eterogena di elementi a tendenza epilettoide-schizoide etc. Naturalmente sono diagnosi di gente che non ha mai incontrato Van Gogh, per cui Guerri parte dall'assunto che Van Gogh fosse perfettamente sano, a parte le normali malinconie o depressioni, quel tipo di male oscuro che tutti conosciamo ma che solo i geni sanno superare con l'arte.

Rubiamo le parole ad Antonin Artaud, che definì Van Gogh il suicidato della società. Se prendevi Van Gogh, dovevi buttare la società che lo aveva prodotto, dovevi buttare una visione del mondo rassicurante e abbracciarne una terribile. L'universo in corsa, non si sa in quale direzione, i corvi messaggeri di morte, i cipressi vivi come persone, il sole straziante, e prima dei capolavori, la miseria e la povertà dei mangiatori di patate. Tutto il contrario del rassicurante tran tran piccolo borghese.

Per questo la società, per difendersi, mise Vincent nel girone dei pazzi. Sarà così anche per tanti altri, meno geniali di Van Gogh?

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