Altro che 8 e 1/2, Italia bocciata al cinema

Siamo il Paese del neorealismo, di De Sica, del Sorpasso, dello spaghetti-western, dei B-movies copiati da Hollywood e dell'Oscar con standing ovation a Benigni. Eppure di cinema non capiamo nulla. Non sappiamo nulla.
«Siamo un Paese di analfabeti filmici»»?, si chiede in copertina la nuova rivista di cinema 81/2. La risposta, documentata da dieci pagine di speciale e dai risultati di un questionario effettuato su un campione di studenti universitari, è: sì. Non riconosciamo un film dalla trama, e lo riconosciamo a stento da un fotogramma. Fossero anche La dolce vita o Una giornata particolare. Il cinema è l'arte del XX secolo, il cinema ha formato culturalmente la postmodernità, il cinema influenza le nostre vite, attraverso i suoi miti e i suoi sogni, più di qualsiasi altra espressione della creatività umana (oggi ben più della letteratura o dell'arte), eppure non lo (ri)conosciamo.
È stato calcolato che nel Medioevo un qualsiasi contadino umbro o toscano incontrava circa 40 (40!) immagini artificiali nel corso della sua vita, di fatto gli affreschi della sua chiesa e poco altro. Oggi lo stesso uomo medio intercetta 600mila (600mila!) immagini artificali al giorno: sui giornali, sui cartelloni pubblicitari, in tv, sul web, al cinema... Un traffico gigantesco che però i ragazzi di oggi non sanno smistare e organizzare, perché nessuno gli ha insegnato a leggere, e a decifrare, quelle immagini. Scrive lo storico e critico cinematografico Gianni Canova nell'editoriale intitolato (ironicamente) Chiedigli chi era Fellini...: «Siamo il Paese a più alto tasso di analfabetismo iconico di tutto l'Occidente. Non conosciamo il cinema, ma neanche i media. Siamo beatamente inconsapevoli della grandezza del nostro patrimonio filmico così come dei meccanismi di funzionamento della comunicazione audiovisiva nella società multimediale». E, perdipiù, ecco l'appello di Canova e della rivista 81/2, non facciamo nulla per porre rimedio alla cosa: oggi un ragazzo italiano può arrivare alla maturità classica con il massimo dei voti, e magari laurearsi, senza che nessuno gli abbia mai tenuto una lezione di un'ora di Storia del cinema; vive un'intera giovinezza tra film scaricati da Internet e un diluvio di citazioni e parodie cinematografiche, e nessuno a scuola gli ha mai fatto vedere Buñuel, o Matrimonio all'italiana. Ma siamo davvero sicuri, si chiede (non ironicamente) Canova, che oggi valgano di più la bellezza e la potenza dei versi di Carducci o Foscolo della bellezza e della potenza (emozionale, estetica, cognitiva) delle immagini di un film di Hitchcock o di Rosi? Bella domanda.
Belle le domande proposte dal test pubblicato sulla rivista: si chiede di riconoscere alcuni capolavori della storia del cinema sulla base di una mini-trama in 5 righe (sul sito la sfida è più impegnativa, c'è solo un fotogramma: http://8mezzo.wordpress.com).

Il risultato è sconfortante: la maggior parte dei ragazzi ad alto tasso di alfabetizzazione (iscritti cioè all'università) non sa riconoscere non dico L'avventura di Antonioni, ma nemmeno Mediterraneo di Salvatores...
«L'italia? Il popolo più analfabeta, la borghesia più ignorante d'Europa». Lo diceva Orson Welles, con una battuta diventata celebre, nell'episodio La ricotta di Pier Paolo Pasolini in RoGoPaG. Anno 1963.

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