Altro che supereroi Qui non manca proprio nessuno

«Forse è l'inizio di un revival. O forse è la fine di un'era. Una cosa è sicura: non vedremo mai più niente del genere. Ognuno presente in questa pellicola ha avuto una carriera stellare e avere tutti insieme in un film è un piccolo miracolo. Non è mai successo prima e non succederà mai più. Questa sarà un'esperienza straordinaria per il pubblico e ci sono voluti anni per realizzarla. Spero sia una cosa che la gente apprezzerà per molti anni a venire». In effetti, le parole di Sylvester Stallone esprimono al meglio il concetto che sta alla base de I Mercenari 2 (uscita il 17 agosto), sequel che arriva a distanza di due anni dal precedente I Mercenari (costato 80 milioni di dollari ne aveva incassati, in tutto il mondo, ben 274), con Sly che si ripresenta nella duplice veste di sceneggiatore ed interprete ma non più regista avendo passato la macchina da presa a Simon West. In effetti, quello che gli spettatori vedranno sul grande schermo è realmente un piccolo miracolo per tutti coloro che sono cresciuti idolatrando l'action degli anni '80. Ammirare, nella stessa inquadratura, i tre tenori del genere testosteronico, Sylvester Stallone, Arnold Schwarzenegger e Bruce Willis, combattere fianco a fianco contro il cattivo Jean Claude Van Damme, aiutati da Chuck Norris, Dolph Lundgren e Jason Statham (nel prologo fa una sua comparsa anche Jet Li) è come ripercorrere, in pochi sequenze, trent'anni di storia dei film di azione. E pazienza se, rispetto al precedente episodio, qui le rughe sono cresciute di pari passo con il botox e i nostri si muovono un po' rallentati; è tutta una goduria, anzi un viaggio indietro nel tempo alla ricerca di un cinema perduto dove l'eroe era tale e non super, tangibile, accessibile dal pubblico e, per questo, più amato rispetto a quello che avviene ora. La trama è l'elemento meno importante. La gente paga il biglietto per vedere azione, azione ed ancora azione; e qui, fin dalla scena iniziale di quasi quindici minuti che sembra un compendio della filmografia di ogni interprete, ovviamente l'action ha il suo ruolo fondamentale pur se calibrata sull'età dei suoi protagonisti. In ogni caso, dopo che il perfido Vilain ha ucciso il più giovane dei mercenari, la banda, sempre capitanata da Barney Ross, giura vendetta. Anche perché il cattivo medita di vendere al miglior offerente un gigantesco carico russo di plutonio risalente alla Guerra Fredda. A ben vedere, ne I Mercenari 2 si celebra l'epica del corpo che si affaccia verso la vecchiaia e lo si fa non a suon di rimpianti ma con ironia, sottolineata dalle numerose battute che i protagonisti si scambiano, divertiti, tra di loro. Schwarzy, dopo un cinefilo «Sono tornato!» (Terminator prometteva al pubblico «I'll be back!») dialoga con Stallone davanti ad un aereo cadente. Sly, osservando il mezzo vetusto e gli dice «Dovrebbe stare in un museo!» e Schwarzy prontamente gli risponde «E così noi». Chuck Norris, che per entrare nel cast ha voluto che il copione fosse adattato anche, come linguaggio, ad un pubblico più giovane, quando fa la sua comparsa in scena (sulle note morriconiane de Il buono, il brutto e il cattivo) cita una delle leggende metropolitane girate su di lui. «E' vero che sei stato morso da un cobra?», «Sì, e dopo cinque giorni di dolori terribili il cobra è morto». Jason Statham, in compenso, guarda la faccia tumefatta di Stallone (interprete del pugile Rocky) e gli dice «Mi sa che hai bisogno di qualche lezione di boxe». Da non perdere poi Schwarzy che esclama «Manca solo Rambo» dopo essersi lamentato di non riuscire a tenere i piedi dentro una utilitaria. Davanti a queste amenità, la gente ride, esattamente come trent'anni fa. E pazienza se i nostri affermano che «la cucina italiana è sopravvalutata» e Dolph Lundgren si vanta, in maniera decisamente infelice, di mangiarsi i cuccioli di foca e il culo delle balene. Pur essendo evidente che i primi piani sono stati studiati a tavolino per dare a tutti uguale spazio (son pur sempre star) il viaggio nel tempo giunge al termine nel migliore dei modi. Con una vena di malinconia, però.

Stallone, nel film, tiene tra le braccia il giovane Liam Hemsworth, colpito a morte da Van Damme, e il pensiero va subito a quello accaduto lo scorso 13 luglio, con la morte inaspettata di suo figlio maggiore Sage (aveva recitato con lui in Rocky 5 e Daylight). Purtroppo per quello, non ci sono macchine del tempo.

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