Cultura e Spettacoli

"Gli amanti passeggeri", overdose di trivialità

Almodovar torna con una commedia di quelle che girava nei primi Anni 80, quando non era ancora famoso: sesso-centrica, scurrile e sguaiata

Una scena di "Gli amanti passeggeri" di Pedro Almodovar
Una scena di "Gli amanti passeggeri" di Pedro Almodovar

Forse dopo anni di fama mondiale vuol togliersi la soddisfazione di mostrare che è lo stesso degli inizi; oppure questo film nasce per reazione ai recenti insuccessi dei suoi ultimi titoli melò. Qualunque sia la ragione, Almodovar con "Gli amanti passeggeri" gira qualcosa che somiglia alle commedie che firmava quando era ancora un semisconosciuto regista di nicchia, nel decennio precedente al suo primo grande successo internazionale, "Donne sull'orlo di una crisi di nervi"; all'epoca, per intenderci, del suo "Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio".

Volo Peninsula 2549 per Città del Messico. I passeggeri in classe turistica dormono narcotizzati dal personale di bordo. Quelli in classe business invece vengono messi al corrente della verità: è stato accertato un guasto ad uno dei carrelli e quindi l'aereo continua a sorvolare Toledo attendendo si liberi un aeroporto in cui effettuare un atterraggio d'emergenza.

Gli assistenti di volo, tre omosessuali che definiscono e declinano se stessi al femminile e insidiano i due piloti più o meno consapevolmente bisessuali, tentano di alleviare la tensione con battute vivaci e offrendo bevande corrette con sostanze illegali che tengano alto l'umore e facciano perdere le inibizioni. Il gruppo dei passeggeri è variopinto: ci sono due sposini reduci dai bagordi del loro matrimonio, un attore con l'hobby di spezzare cuori, una veggente col complesso della verginità, un manager fraudolento, un misterioso messicano e una celebre frequentatrice del jet-set (interpretata da Cecilia Roth, già protagonista di "Tutto su mia madre"). Dalla loro convivenza forzata nasceranno prima alcune confessioni e poi rapporti sessuali, in una sorta di catarsi collettiva e folle.

Almodovar ha tentato di spacciare il film, durante la sua promozione, come una metafora sociopolitica dell'attuale situazione spagnola. E' vero che ci sono riferimenti per così dire nobili all'attuale ingovernabilità della Spagna e non solo, (non a caso la compagnia aerea si chiama Penisola), ma qualsiasi velleità intellettuale abbia avuto il regista, giace morta sotto coltri di volgarità delirante. Egli raffigura la Business Class come una specie di palcoscenico teatrale colmo di personaggi barocchi, eccessivi e caricaturali per i quali il sesso è visto come momentanea panacea di tutti i mali. Può darsi che si tratti di una sorta di elogio goliardico della funzione scacciapensieri dell'erotismo; oppure di un ludico incontro di eros e thanatos ad alta quota. Il problema è che di questa pellicola in avaria viene da salvare solo il siparietto in cui i tre assistenti di bordo ballano cantando in playback "I'm so excited" delle Pointer Sisters; esilarante e destinato a diventare un cult, la scena migliore del film.

E' strano ma, mentre le commedie almodovariane del dopo franchismo usavano la trasgressione per annunciare in allegria l'alba di una nuova libertà, il pecoreccio di questo film ottiene semmai l'effetto di intristire perché amplifica il crepuscolo che stiamo vivendo.

Commenti