Cultura e Spettacoli

Con "Anna" Besson si adagia su una Nikita annacquata

Spy story che, pur tra incongruenze e stereotipi, intrattiene a dovere lo spettatore in cerca di disimpegno adrenalinico. Ma cinematograficamente resta una sterile operazione nostalgia.

Con "Anna" Besson si adagia su una Nikita annacquata

Anna, il nuovo film di Luc Besson la cui uscita nelle sale era prevista per il 2019, arriva finalmente a partire da oggi sulla piattaforma on demand Amazon Prime Video.

Purtroppo siamo lontani da pietre miliari come “Leon”, “Nikita” e “Il quinto elemento”, film con cui il regista aveva saputo riscrivere il cinema d’azione europeo donandogli un appeal internazionale. L’impressione è che Besson si sia adagiato sulla sua consolidata esperienza e abbia centrifugato gli stilemi su cui poggia da sempre la sua filmografia, guardandosi bene dall’uscire dalla comfort zone di una formula di successo. Il punto è che anziché aggiornare le proprie peculiarità registiche sperimentando, le ibrida semplicemente a quelle di altre pellicole d’azione nate oltreoceano, in primis “Atomica bionda” e “Red Sparrow”. Peccato che in questo caso nei panni di femme fatale non ci siano Charlize Theron o Jennifer Lawrence, bensì una ragazza che, seppur molto bella, sembra la sosia tramortita di Chiara Ferragni.

Siamo a Mosca, alla fine degli anni ’80. Anna (Sasha Luss) è un’attraente giovane con un passato tragico e nulla da perdere. Le viene offerta una nuova esistenza quando è reclutata dal KGB. Accolta da Alex (Luke Evans) e sotto la super visione di Olga (Helen Mirren), viene addestrata ad uccidere, con la promessa che, dopo cinque anni di missioni, le verrà data la libertà che tanto desidera. Resasi conto che non sarà così, e divenuta nel frattempo l'osservata speciale di un agente della CIA (Cillian Murphy), Anna forzerà il destino a modo suo.

Classico spy movie inerente l’eterno conflitto tra USA e URSS, “Anna” intriga per tutta la sua durata ma ha una struttura narrativa che gioca lo stesso trucchetto fino all’esasperazione: non si contano gli spostamenti sulla linea temporale, atti a riempire volontari buchi di trama con rivelazioni grazie alle quali leggere in chiave diversa il presente. Alla lunga, non c’è colpo di scena o doppio gioco che giunga davvero inaspettato.

Dispiace, inoltre, notare in un film ad alto budget così tante incongruenze storiche, soprattutto inerenti la tecnologia disponibile all’epoca (una su tutte, l’anacronistica presenza di connessione wireless).

Fatta salva la qualità dei numeri d’azione, che farà la gioia degli spettatori amanti dei combattimenti altamente coreografici, resta ben poco. I personaggi sono stereotipati e nel cast l’unica in grado di brillare è la Mirren, capace di rendere accattivante anche un ruolo dalla caratterizzazione bidimensionale. In generale, poi, si punta talmente sul “già visto” da sfiorare l’effetto auto-parodistico. Anche il fronte della sensualità è poco incisivo. Gli amplessi suggeriti sono più ginnici che appassionati, del resto la protagonista, sfoggiando un piglio da navigata dominatrice, incarna un monumento alla freddezza.

L’abilità di Besson dietro la macchina da presa, il ritmo adrenalinico e la bella presenza degli attori principali (protagonisti di un triangolo), tengono lontana la noia, ma “Anna” è poco più di una zuppa di de-ja vù e variazioni sul tema: non aggiunge nulla di nuovo né al genere né alla filmografia di Besson.

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